UMBERTO DI STILO: « LA VIA MATRIS NON C’ENTRA NULLA CON LA SETTIMANA SANTA »
L’HO SCRITTO PER PASQUA… (7)
Il Venerdì Santo esprime per la Chiesa uno dei momenti più forti dell’anno; cioè il desiderio di seguire Gesù, di mettersi nei suoi passi, di dare spazio e significato alla Croce, che in questo giorno si “esalta” come segno di salvezza: “Ti adoriamo o Cristo, e ti benediciamo, perché con la Tua santa Croce hai redento il mondo”.
Tradizione assai radicata della Settimana Santa a Galatro, pur nella sua essenzialità liturgica, è sempre stata la via crucis, alla quale era indissolubilmente legata la visita ai “sepolcri” che, ormai da molti anni, è scomparsa.
Momento forte di partecipazione popolare, dicevo, è sempre stata la via crucis, quest’anno (per la prima volta a Galatro, ma non solo a Galatro) sostituita dalla via matris: abbiamo parlato di questo “cambiamento” con l’amico Umberto di Stilo, proprio per andare al “cuore” della questione e interrogarci come, in una realtà come la nostra, è importante mantenere vive le espressioni religiose e culturali che ci hanno visto crescere nella Chiesa, e hanno segnato, nei secoli, la storia dei nostri piccoli centri.
Dal dialogo con Umberto di Stilo viene fuori una bella testimonianza, dalla quale scaturisce un lavoro culturale sulle nostre origini storiche, che stanno a testimonianza di una “distrazione” che oggi avvolge non solo Galatro (anche nei gesti liturgici più significativi dove, a voler ben vedere, lo scandalo più grande non è solo lo scenario di un rituale “mondano” che ammanta tanti sacri riti!), ma ci porta, sempre più frequentemente, a vivere delle contraddizioni così forti, nelle quali rischiamo di lasciarci sfuggire il contenuto profondo dei gesti che compiamo.
La “sostituzione” della via crucis con la via matris, nei riti della settimana santa a Galatro, ha dato il via all’intervista fatta a Umberto di Stilo.
- Ho avuto modo di costatare come, a seguito della pubblicazione, da parte del Vescovo della nostra Diocesi, della “Guida per le celebrazioni, i pii esercizi e le processioni della settimana santa” e, nonostante in essa è chiarito che, “sono permessi le manifestazioni di devozione e di pietà, dove questi erano già esistenti e che a nessuno è concesso di inserire processioni nuove”, in tanti paesi della Diocesi, alla “via crucis” che ha sempre rappresentato il centro delle celebrazioni della Settimana Santa, è stata sostituita la “via matris”. Vogliamo vedere le differenze tra questi due riti?
La differenza sostanziale, cioè quella che si rivela immediatamente, è che le 14 stazioni della “via crucis” sono ridotte a 7 nella “via matris”. La differenza “liturgica”, invece, è che la “via crucis” è il “rivivere” proprio il venerdì santo… cioè il ripercorrere la strada, la via che ha percorso il Cristo per andare al Calvario. Noi, come galatresi, abbiamo una cosa che non ha nessun paese… fisicamente, geograficamente abbiamo il Calvario posto in cima a una collina, abbiamo le viuzze del rione Montebello che equivalgono, più o meno, a quelle che ha percorso Gesù il venerdì santo: tutta salita, tutta fatica (non a caso il percorso è stato chiamato via Monte Calvario), per cui avevamo questa caratteristica unica, soggettiva, diciamo intimamente nostra, galatrese! Chi faceva “la via del Calvario” per partecipare il venerdì santo alla “via crucis” lo faceva con fede, quasi rivivendo lo stesso percorso del Cristo. Io ricordo la gente che piangeva in silenzio durante il percorso. Anche io l’ho fatto per tutta una vita, perché ci si immedesimava veramente nell’essenza della “via crucis”. La “via matris” (che poi la dizione esatta è “via matris dolorosae”) è invece la “via della Madre Addolorata”: sette stazioni (dall’Annunciazione dell’Arcangelo Gabriele, fino alla morte di Gesù in Croce) nelle quali è ricordato il cammino di Maria, nel suo pellegrinaggio di fede al fianco del Figlio.
- E’ mai esistito il culto, negli anni passati, verso la Madonna Addolorata a Galatro?
Intanto diciamo che a Galatro, fino al 1783, il culto della Madonna Addolorata anzi, della “Madonna dei sette dolori” c’era ed era anche molto diffuso, al punto che esisteva anche un “altare-cappella o una cappella-altare” nella Chiesa della Trinità, dove venivano celebrate regolarmente le funzioni religiose. Possiamo anche dire che, in parte, il culto era già diffuso alla fine del 1700, dopo la ricostruzione di Galatro, quando era stato chiesto che l’attuale Chiesa della Montagna venisse dedicata alla Madonna dell’Addolorata.
- La tradizione della “via matris dolorosae” come è arrivata ai nostri paesi, da dove trae origine?
La via matris è di origine spagnola, così come tutte le tradizioni della settimana santa. E’ una tradizione importata dalla Spagna, solo che lì non la fanno il Venerdì Santo. Venerdì Santo si fanno le processioni, così come le abbiamo fatte sempre a Galatro e come si fanno ancora in tanti paesi della Sicilia, dove i riti della settimana santa sono unici, sono “spagnoleschi”, di origini spagnole. Si fa la via crucis e non la via matris che, in tanti centri è fatta nella settimana precedente la festa dell’Addolorata, (15 settembre) la cosiddetta “settina”, e il venerdì precedente la Domenica delle Palme. La via matris è un rito “accoppiato” al culto verso la Madonna Addolorata, e non ai riti della Settimana Santa.
- Quindi la via matris non è una funzione religiosa tipica della settimana santa?
Assolutamente no! Non ha niente a che vedere con la settimana santa. Si fa in molti centri, dove viene mantenuto il culto dell’Addolorata il venerdì precedente la “domenica delle palme”. Io, che son l’ultimo che può parlare, non riesco a vedere il nesso logico tra il venerdì santo e la via matris, cioè tra la “via crucis” e la “via matris”.
- A memoria vostra ricordate se c’è stata mai nella tradizione popolare religiosa galatrese una “via matris”?
No, no, per Galatro è completamente nuova. Io non riesco a capire se questa decisione è stata presa dal Consiglio Pastorale Parrocchiale per accondiscendere ad una volontà del Vescovo… anche se il Vescovo non l’ha imposta. Il Vescovo nella Guida per le processioni “suggerisce” la via matris… ma dopo aver parlato della “via crucis”, in alternativa, se non si vuole fare la via crucis, si può fare la via matris. Ma io torno a ripetere, non vedo il nesso logico tra la via matris ed il venerdì santo.
- Nelle realtà ecclesiali a noi vicine vi risulta qualche notizia di qualche paese che, negli anni, ha inserito nei riti della settimana santa la via matris?
La via matris non esiste nella tradizione religiosa della Piana di Gioia Tauro, così come non esiste nella tradizione liturgica del Venerdì Santo… Se qualcuno mi indica dove è stata fatta, sarei felice di prenderne atto. E da quello che so in tanti paesi la Tradizione continua come sempre, certamente. Cito Laureana: a Laureana si faceva la “caduta” e la fanno ancora; a Giffone si rappresentava la via crucis e lo continuano a fare; lo stesso a San Giorgio Morgeto, mentre a Polistena mi risulta che fanno la via crucis di mattina.
- E’ possibile che sia stata scelta la via matris e non la via crucis per una questione di tempi, per mantenere la processione nelle due ore stabilite dal Vescovo?
In effetti, l’unica cosa che potrebbe giustificare questa scelta è che la via matris avendo solamente 7 stazioni dura sicuramente meno della via crucis che ne ha 14. E quindi bisogna obbedire a quanto il vescovo ha “suggerito” (o ha imposto!, non ho capito se è una imposizione o un suggerimento) che le processioni non abbiano una durata superiore alle due ore. Può darsi che il nostro Parroco e il Consiglio pastorale parrocchiale (del quale io faccio parte, ma non ero presente quando si è discusso della via matris) abbiano deciso per la via matris nella speranza di contenere la processione in due ore. Però io questa scelta non la condivido per niente.
- Ma, in questo modo, si sta dando il colpo di grazia ad una tradizione secolare del nostro paese?
Certamente. La Tradizione non esiste più… sta scomparendo tutto. A Galatro si faceva l’Affruntata e, piano piano, l’hanno cancellata. Io ricordo l’Affruntata nella nostra piazza cittadina. E chiedo a te se sai chi la organizzava? Non lo sai, eppure lo dovresti sapere? Ebbene, ti dico che uno dei maggiori protagonisti di questa Affruntata era mastro Salvatore Scozzarra, tuo padre. E forse partecipava anche tuo nonno. Mentre chi preparava il tutto era mastro Micuccio Albanese, che curava tutti i particolari in maniera impeccabile. Ma ormai è solo il ricordo di un tempo andato! Magari ne parleremo un’altra volta!
Dopo la pubblicazione, su Galatro Terme News, dell’intervista a Umberto di Stilo sulla Via Matris e Via Crucis, nella mia pagina facebook con don Gildo Albanese è continuato un dialogo che riporto integralmente.
Don Gildo Albanese: Eppure c’è un profondo nesso che va al di là delle tradizioni. Non sono le tradizioni che debbono dettare legge per impostare la settimana santa ma esse sono via per meglio vivere la fede. Il nesso è di fede. Puoi disgiungere la passione di Cristo da quella di Maria e viceversa? Chi seguiva Gesù sulla via dolorosa? Chi c’era ai piedi della Croce? Maria era semplicemente una spettatrice o partecipava alla passione di Cristo? Come si realizza la profezia di Simeone? La teologia ci parla di Maria come corredentrice. La tradizione è bella ma se è avulsa dalla fede è inutile perché diventa un teatrino spettacolare che emoziona la gente e basta! La tradizione è dinamica non statica e noi non vorremmo nemmeno che fosse cambiata una virgola! Vorrei che teneste in grande considerazione il documento della chiesa sulla pietà popolare. Per quanto riguarda la Via Crucis a Galatro mi permetto di ricordare che essa è relativamente giovane (1973) e non si può parlare di tradizione; è stata introdotta con la riforma operata di comune accordo dai due parroci di allora, don Rocco Distilo e don Gildo, al fine di superare la duplice processione del Cristo morto e dell’Addolorata che le due parrocchie facevano autonomamente la mattina del Venerdì Santo andando ai rispettivi Calvari. Questa riforma rivoluzionaria per quel tempo è stato l’inizio di un cammino di comunione che ha portato al l’unificazione delle due parrocchie. Tutto questo per amore di verità e dare anche il merito dovuto alla cara memoria dell ‘arciprete Distilo. Quanto alle diverse forme di pietà popolare oltre alla Via Crucis e alla Via Matris c’e anche la Via Lucis che si celebra nel tempo pasquale. Le scelte che si fanno non dovrebbero essere fatte pecoristicamente, ma in base ad un preciso progetto; il papa, per es., questa sera partecipa alla via crucis.
Michele Scozzarra: Caro don Gildo, ho avuto una giornataccia che ancora non è finita, ma voglio rispondere lo stesso, di getto, ai due vostri interventi. Quando ho sentito la prima volta della Via Matris mi sono documentato: basta entrare su Google e si può leggere tutta una lunga spiegazione su Via Crucis, Via Matris e Via Lucis… la prima legata alla passione di Gesù, la seconda legata al culto per la Madonna Addolorata, la terza legata alla Pasqua. Sono certo anche io che quello che lega questi momenti è la fede… ma la Tradizione è importante. Checché se ne dica (nel bene e nel male) la fede dei nostri paesi, delle nostre famiglie, di tanti singoli è cresciuta e maturata nel vissuto delle Tradizioni nelle quali siamo stati immersi. Pensate di poter leggere la storia di tanti Galatresi senza il legame che li lega alla Tradizione della Madonna della Montagna o a quella del Carmine? Io penso di no, nonostante tutti i risvolti di tipo mondano che possiamo mettere in campo. Però non possiamo fare di tutta l’erba un fascio, non possiamo dire “tutto fa brodo”: anche le Tradizioni hanno i loro tempi e la loro importanza. Un mio amico prete mi diceva tempo fa, a Messina, che c’è una cosa più brutta che fare le cose sbagliate… ed è quella di fare le cose giuste al “momento” sbagliato (ed in questa ottica penso di poter inquadrare tante cose che stanno succedendo nella nostra Diocesi). Condivido in pieno la vostra lettura della Via Crucis a Galatro così come l’avete raccontata… ricordo anche io le due processioni, e ricordo che quando ci incontravamo, la “mia” Parrocchia da una sponda del fiume e “l’altra” Parrocchia da quella opposta, il problema di tutti era il cercare di vedere dove c’era più gente. Per fortuna sono ormai tempi passati, è vero che il cammino intrapreso allora aveva qualcosa di rivoluzionario che non sempre è stato capito (ricordo che più di una volta avete dovuto chiamare i Carabinieri per il malcontento di tanti per certe “giuste” posizioni sulle quali la Chiesa non poteva soprassedere). Però stiamo parlando del 1973… i ragazzi che erano i chierichetti di allora oggi sono padri di famiglia, se non addirittura nonni, quindi per loro la “Tradizione” è quella che anno vissuto da allora fino ad oggi: sono passati quasi 50 anni… e non sono pochi. Oggi, nella nostra Diocesi, a tanti sembra di assistere al “macigno” lanciato da Paolo VI nella famosa omelia del 1972 «Da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio. C’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto. Non ci si fida più della Chiesa […]. È entrato il dubbio nelle nostre coscienze, ed è entrato per finestre che invece dovevano essere aperte alla luce […]. Anche nella Chiesa regna questo stato di incertezza. Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza». Parole pesanti come macigni che interrogano anche noi, soprattutto chi manca del dono della profezia, e non ha il coraggio e la capacità di lavorare per la vigna del Signore che gli è stata affidata… non ha capacità di giudizio e sembra che deve salvaguardarsi “il posto di lavoro” e ha paura anche di interpretare delle indicazioni che sono “chiare”. Se devo fare l’avvocato e “interpretare” la Guida per le processioni, la via Matris dove non era mai stata fatta non si poteva fare, ma le nostre realtà ecclesiali sono attaccate a dei “formalismi” spaventosi: sono stato il primo, quando mons. Fisichella, nel 2013, al convegno diocesano di Rizziconi, ha detto che il guaio della nostre Diocesi è la loro capillare “burocratizzazione” che non permette al Mistero di Cristo di svelarsi… sono stato il primo dicevo a far partire un applauso, che è stato smorzato subito… Dicevo sopra che, se devo fare l’avvocato (e lo sono!), da un punto di vista FORMALE, la normativa del Vescovo dice: “5. è opportuno chiarire che ciò che è contenuto in questo testo vale per quelle Parrocchie dove le manifestazioni di devozione e di pietà popolare erano già esistenti A nessuno è concesso inserire nuove processioni laddove, fino ad oggi, non se ne sia verificata la opportunità”… Ebbene, la via Matris in tanti (quasi tutti i paesi della nostra Diocesi) è una “nuova” processione, per cui a livello “formale” la Guida è stata “violata” Formalmente è così… e mi fermo qui perché, a voler andare oltre la forma, non saprei cosa scrivere. Vi ringrazio del contributo almeno mi illudo di non appartenere ad una “Chiesa del Silenzio”. Grazie e una buona serata…
Don Gildo Albanese: Ti condivido pienamente e capisco la tua sofferenza interiore che non è solo tua ma in questa chiesa con tutte le sue contraddizioni c’è Cristo che salva l’uomo. Ecclesia semper reformanda. L’ emblema di questa nostra chiesa è l’omelia della messa del crisma. Buona giornata.