CARO GESU’ BAMBINO…
L’HO SCRITTO PER NATALE… (1)
Dicembre 2016: ancora una volta è arrivato il Natale e… eternamente distratti come siamo, non riusciamo a capire cosa questa ricorrenza ci vuole dire e riuscire a trovare il senso ed il valore del tempo che passa. Babbo Natale, il Presepe, l’Albero ormai sono stati ridotti a spot pubblicitari che servono solo per reclamizzare dei prodotti da vendere… entrano nelle nostre case, giusto tra una pausa e l’altra del film o del varietà che tiene “raccolta” ma non “unita”, la famiglia davanti a quella scatola diabolica che chiamiamo “televisore”.
Una volta, quando il tempo della vita veniva scandito da ritmi ed usi diversi da quelli di oggi, si usava scrivere la letterina a Gesù Bambino o a Babbo Natale… ora non c’è più tempo per realizzare niente… o, molto più drammaticamente, si pensa che si può comprare tutto quello che si desidera, così come evidenziava il Saint-Exupery nel prezioso libro “Il Piccolo Principe”: “Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici…”.
E’ sparita l’amicizia vera, così come è sparito il dono, il desiderio, ingenuo e profondo, che ha accompagnato centinaia di generazioni, in un giorno che non può essere ridotto al solito insignificante “tran-tran” che caratterizza lo scorrere di tutti i giorni, con la sola differenza dell’attesa, in questo giorno, di qualche regalo inutile o superfluo: l’attesa del Natale è ben altro, sia per la storia del mondo che per quella di ogni singolo uomo!
Però, a pensarci bene, quale stupore, se un giorno, anche noi, come un personaggio nato dalla fantasia del grande Giovannino Guareschi, tra la nostra disordinata posta notiamo una lettera, con la nostra carta intestata, respinta al mittente: una semplice letterina scritta con una scrittura infantile, indirizzata semplicemente: “Al bambino Gesù“. Naturalmente con un timbro applicato sulla busta: “Respinta al mittente per indirizzo insufficiente“.
Certamente ci sentiremmo avvampare da una fiamma di sdegno: “Come possono pensare quei burocrati delle Poste che, una persona come me può avere tanto tempo da perdere da scrivere una lettera al Bambino Gesù?”. E se, spinti da un impeto di rabbia e sdegno, vogliamo proprio vedere chi ha avuto l’imprudenza di usare la nostra carta personale, quale stupore, nel constatare che la lettera era scritta con l’inconfondibile calligrafia pasticciata del proprio bambino…
Nell’attesa di sistemare la faccenda, pensando i provvedimenti da prendere per il delicato ed inconsueto caso, bisogna pure prendere visione della lettera rispedita al mittente “per insufficiente indirizzo“. E, come il personaggio del Guareschi, ci troviamo a leggere: “Caro Bambino Gesù… sono un bambino di otto anni e faccio la terza elementare avendo saltato una classe, perché‚ il mio papà dice sempre che il tempo non ce lo può imprestare nessuno, quindi è più importante del danaro. E allora gli anni che si risparmiano da bambini si ritrovano dopo: ma, per la mamma, questa è una stupidaggine: come uno che, per fare un piano in più nella casa, risparmia il materiale delle fondamenta”.
A questo punto, diabolicamente, si potrà pensare che la madre confonda le idee al bambino, insegnandogli delle cose che lo tengono lontano dal successo, ma con la coda dell’occhio, si continua a leggere: “Caro Bambino Gesù, io avrei voluto scriverti per Natale dell’anno scorso e, una sera, domandai alla mamma che francobollo ci voleva per scrivere al Bambino Gesù riguardo ai regali. Ma c’era anche papà e disse che ai bambini non si doveva riempire la testa di fantasie e di favole, perché‚ dopo si trovavano male davanti alla realtà della vita. E spiegò che, ai bambini, i regali glieli fanno i genitori. Ma la mamma, dopo mi disse come stanno le cose. Cioè: il Bambino Gesù, per Natale, fa un regalo ai bambini di tutto il mondo. Un regalino piccolo perché‚ i bambini sono centinaia di milioni. I poveri devono accontentarsi del regalino di Gesù Bambino. I figli dei ricchi, invece, ne hanno di più perché‚ sotto Natale la segretaria richiama il loro papà: ‘Mi permetto di ricordarle che presto è Natale e bisognerà pensare ai regali…’. E papà risponde: ‘Va bene signorina. Provveda come al solito’. Allora la segretaria va in giro per i negozi e compra i regali per il figlio e la moglie del suo ‘principale’. Chissà cosa regalerà per Natale, a me ed alla mamma, la segretaria del mio papà?”.
A questo punto non possiamo non inorridire… tutto il sarcasmo della lettera non si riesce proprio a capirlo. Sarebbe proprio pazzesco buttare via del tempo per girare i negozi… Poi, con le code che ci sono sotto Natale, sarebbe un suicidio. Questo le mogli ed i figli dovrebbero capirlo, ed essere riconoscenti per il regalo… Non si può dire per il pensiero, perché‚ in verità bisogna riconoscere che quello era sempre della segretaria. Ma, in questi casi, di fronte a dei richiami così forti, dobbiamo pur dire che i soldi non li sborsava certo la Segretaria… e poi, in fondo che cos’è, alla fine, una segretaria se non un’agenda parlante.
Allora bisognerebbe pensare: “Chissà cosa mi regalerà l’agenda del papà…“.
Ma, nonostante l’irritazione, bisogna rimettersi a leggere, bisogna vedere come andrà a finire la lettera cosa ancora può riservare: “Io rimasi un pò incerto e dissi che, se le cose stanno così, un bambino ricco, ricevendo tanti doni, non può capire quali siano quelli della segretaria e quello del Bambino Gesù. Ma la mamma si mise a ridere e rispose: “Se il bambino ricco è stupido, non capisce niente. Ma se è intelligente, guardando bene i regali capirà subito qual’è il regalo del Bambino Gesù’. Io domandai se c’è un segno speciale e lei disse di no: ‘Non c’è nessun segno particolare: però si capisce, perché‚ mentre i regali della segretaria potrebbero piacere a tutti i bambini della tua età, quello del Bambino Gesù piacerebbe solo a te’. La mamma queste cose le sa bene. Tanto è vero che, venuto il Natale, mi accorsi subito quale era quello di Gesù Bambino. L’automobile fuori serie a pedali, il trenino elettrico, il meccano erano bellissimi, ma sarebbero piaciuti a tutti i bambini che conosco io. Invece la cosa che agli altri che conosco io non sarebbe piaciuta era uno slittino di legno e uno di quei berretti di lana che stanno su con la visierina fuori e poi vengono giù fino al collo e, davanti, resta aperto il buco per la faccia… “.
Anche a voler dimostrare che la mamma tenta di ingannare il bambino, non si riesce lo stesso a stare in pace… perché‚ ancora più vicino ai quaranta che ai cinquant’anni, e coetaneo della moglie, si vede costretto a leggere: “Il papà è una brava persona ma certe cose non le può capire… è vecchio mentre la mamma è molto giovane. E, quando si può tirar via tutti gli addobbi da signora, sembra una signorina“.
C’è veramente tanto da levare il fiato per lo stupore e, diciamolo pure, per l’indignazione… ed a niente vale consolarsi col pensare che se la moglie avesse le sue preoccupazioni allora le cose cambierebbero parecchio. Ma ancora la lettera non è finita… cosa diavolo vuole questo bambino ancora: “Caro Bambino Gesù: adesso sai quasi tutto di me e ti chiedo una cosa. Risparmia il tuo regalo di Natale. Anzi, io ti manderò, dove tu mi indicherai, anche i regali che mi farà la Segretaria di papà; ma vorrei da te un dono speciale…“.
Ora, lasciando il caro ed apprezzato Giovannino Guareschi, del quale, fino ad ora, di troppe cose, indebitamente ci siamo appropriati, vale la pena che anche noi, nella festività del Natale, rivolgiamo due paroline al Bambino Gesù… Che si avvicini all’orecchio di tanti genitori e figli, distratti e deviati da un consumismo idiota, e dica loro due paroline…, per farli sentire meno complicati e formali (per non dire ipocriti!), e più genuini ed attenti… per non ridurre la bellezza del Natale a tredicesima, regali, panettone, pranzo, cenone e… delusione.
E, con queste domande e queste attese, possiamo anche noi augurarci: “Buon Natale”… quello vero però!