GALATRO… NEL CUORE DI DON GILDO
Dopo avere pubblicato centinaia di bellissimi ricordi attraverso le fotografie, certamente non sono più il solo a ringraziare don Gildo Albanese per la possibilità che mi ha dato di inserire, sulla pagina del mio profilo Facebook, le foto del periodo della sua missione sacerdotale nella Parrocchia della Madonna della Montagna di Galatro (1972-1983).
Nelle foto che ho messo nell’album, senza nessun ordine cronologico e, spesso, senza riuscire a indicare i nomi delle persone fotografate, veramente si può riconoscere come nello scatto di un secondo c’è il significato di un evento che dura nel tempo, oltre alla testimonianza di una umanità di tante persone a noi care che, anche se oggi non ci sono più, continuano lo stesso a vivere nel ricordo di una bella pagina di fede di cui possiamo veramente andare orgogliosi.
Non pensavo assolutamente di ricevere tanti messaggi di “chiarimenti e ringraziamenti”. Sicuramente tanti commenti alle foto avrebbero meritano un giudizio approfondito, una lettura non superficiale di quello che hanno rappresentato per tante persone e per le tante belle storie che sono venute fuori… una realtà pienamente bella e allo stesso tempo positiva; infatti, ci ritroviamo davanti a queste foto come davanti a delle immagini “sacre”, che bene mostrano i segni dell’appartenenza ad una storia di popolo: il popolo di Dio.
Oggi è lampante che ci troviamo in una situazione “ambientale” diversa, non solo a Galatro… una situazione in cui si rischia di perdere non solo la “trasmissione delle immagini”, ma anche il contenuto che essi contengono. Per questo penso che occorre ri-comprendere queste immagini per conservarne il significato, nella consapevolezza che le radici della nostra civiltà e della nostra umanità, come cristiani e come galatresi, sono largamente segnate dalla fede e bisogna, ancora oggi (anzi oggi più che mai!) promuovere una cultura diversa che quella che i “nuovi” mezzi di comunicazione diffondono. Una cultura ed una compagnia compiutamente umana, capace di farci guardare nell’intimo del bisogno di accoglienza, affetto, comprensione, misericordia, che ognuno di noi desidera e, nel contempo, dischiudere più ampi orizzonti di “umana” esperienza quotidiana.
Una cultura e una compagnia che è maturata e cresciuta nella Chiesa, non ha escluso nessuno ed ha sviluppato, nel nostro paese, delle vicende umane affascinanti. E’ proprio in questo fascino che le immagini offrono che mi piace trasmettere, nelle loro storie nascoste, così come le ho riscoperte nelle decine e decine di testimonianze molto significative che mi sono state raccontate… si potrebbe (e chi dice che un giorno non lo farò!) scrivere un libro, una bella pagina di testimonianza di quell’amore che “non fa notizia”… ma che è l’unico in grado di dare risposta al cuore di ognuno di noi.
Ogni fotografia ha una sua storia legata all’appartenenza alla Chiesa, legata alla straordinaria presenza delle suore a Galatro (suor Teresa, suor Ginetta, suor Elena), ai parroci del tempo (don Gildo e don Agostino), legate alla compagnia di Dio che si è avuto modo di vivere in quella porzione di vigna del Signore che è la Chiesa di Galatro. E, naturalmente, come fare a non ricordare il caro Antonio, che oggi si trova nella gloria del nostro Dio che, accanto a don Gildo, ha sempre con-celebrato ogni giorno della sua vita.
Ciò che si vede in queste foto sembra veramente un miracolo… il miracolo di una bella immagine di fede che richiama le nostre radici storiche, culturali e religiose nella consapevolezza che Galatro è un albero meraviglioso, che ha radici lunghissime e sono radici cristiane. E queste radici, questa bellezza di un gusto sano di vivere la nostra vita, sono l’arma più efficace contro quel nichilismo imperante che non ha risparmiato il nostro paese: le radici culturali e religiose vengono soffocate e “scientificamente” snaturate se non c’è una compagnia “umana” che aiuti a trovare il gusto per un annuncio cristiano vivo, ricco di umanità, accoglienza, e storia.
Diceva Majakovskij che «Se accendono le stelle vuoi dire che qualcuno ne ha bisogno?» Noi, forti della vita che sprigionano queste foto non possiamo che rispondere positivamente. Abbiamo bisogno delle stelle. Abbiamo bisogno di ogni cosa bella, buona e vera, perché abbiamo bisogno di felicità. Soltanto che la felicità, come l’arte, come la vita, ha bisogno di una roccia su cui edificarsi se vuol essere una casa che resiste alle tempeste, per non crollare, come dice il Vangelo.
E… ho anche pensato copiando e adattando il “paradiso” Dostoevskij, come… “se tutti questi gentili e rispettabili lettori volessero, anche soltanto per un istante, essere sinceri e semplici di spirito, in che cosa si trasformerebbe allora a un tratto questa bellezza che trabocca da ogni foto? Cosa accadrebbe se a un tratto ognuno di loro scoprisse tutto il segreto? Cosa, se ognuno di essi, a un tratto, scoprisse quanta lealtà, onestà, quanta allegria sommamente sincera e cordiale, purezza, quanti sentimenti magnanimi, desideri buoni… Sì, in ogni immagine c’è tutto questo, è rinchiuso dentro di voi, ma nessuno, nessuno di voi ne sa nulla!… Oh, cari vi giuro che ognuno di voi è più intelligente di Voltaire, più sensibile di Rousseau, incomparabilmente più affascinante di Alcibiade, di don Giovanni e di tutte le Lucrezie, Giuliette e Beatrici! Non credete di essere tanto belli? Ma io affermo che né in Shakspeare, né in Schiller, né in Omero, e nemmeno se li mettessimo tutti insieme, si potrebbe trovare ora, in questo istante, quello che c’è tra di voi… Ma che cos’è mai Shakspeare?! Qui apparirebbe qualcosa che i nostri sapienti non si sognerebbero nemmeno. Ma la vostra disgrazia è che voi stessi non sapete di essere così belli. Non sapete che ognuno di voi, se soltanto lo volesse, potrebbe rendere subito felici tutte le persone presenti in questa sala e trascinare tutti con sé? E questo potere è in ognuno di voi, ma è nascosto così in profondità che già da molto tempo ha iniziato a sembrare poco credibile …”.
Già… se anche per noi questa “bellezza” è credibile…!
Ora, a distanza di quasi trent’anni, anche per don Gildo, usando le parole di Benedetto XVI, possiamo dire che il Signore lo ha guidato, gli è stato vicino: la Chiesa di Galatro ha vissuto con don Gildo un tratto di cammino che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non facili; e penso che anche don Gildo, più di una volta, si sia sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea.
Il Signore gli ha donato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa, e il Signore sembrava dormire. Ma abbiamo sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e che la barca della Chiesa non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare. Ed è per questo che penso che oggi il cuore di don Gildo è colmo di ringraziamento a Dio per quel tratto di tempo che il Signore gli ha fatto guidare la Chiesa di Galatro. Una Chiesa che ancora non ha dimenticato il suo Pastore con il quale ha veramente vissuto una pagina della storia della Chiesa di Galatro… formidabile. Qui davvero è il caso di dire… formidabili quegli anni!
Per questo ritengo che queste foto, soprattutto a chi ha conosciuto in don Gildo soltanto il “monsignore di curia”, rendono testimonianza di un suo grande lavoro pastorale e di una grande missione che ancora Galatro non ha dimenticato…
E mi fa piacere finire queste mie considerazioni con l’affermazione di don Gildo che “Galatro rimane sempre nel suo cuore”: “Caro Michele, ho molto gradito le foto che hai inserito. Mi riportano, anzi ci riportano, ad anni straordinari di intenso lavoro pastorale che con impegno e serenità portavamo avanti insieme, pur con le differenze di vedute e di opinioni ma sempre nella carità, per l’evangelizzazione della nostra cara Galatro che ancora oggi a distanza di 30 anni da quando l’ho lasciata per altri impegni pastorali, considero sempre la “mia parrocchia” dove ho profuso il meglio delle mie energie sacerdotali giovanili. Galatro rimane sempre nel mio cuore… don Gildo”.
LA FEDE DI GALATRO NON CRESCE MOLTIPLICANDO PROCESSIONI, VENUTE DI MADONNE, DI SANTI E DI RELIQUIE
Scritto da : DON GILDO ALBANESE
Caro Michele,
dopo quell’esperienza di vita cristiana vissuta insieme per tanti anni e testimoniata da queste foto che io tenevo nel cassetto e che non mi aspettavo avessero una tale risonanza, credevo che la mia storia con Galatro fosse stato un momento del passato che io tenevo gelosamente custodita nel mio cuore ricordando le cose belle, gioiose straordinarie (che sono state tantissime) che ci hanno messo in relazione di vita e le poche difficili realtà che ho dovuto affondare per purificare la religiosità popolare della mia Parrocchia e aprirla alla novità del Concilio Vaticano II.
Oggi purtroppo vedo un ritorno al passato preconciliare in tutta la realtà ecclesiale del nostro tempo, a Galatro e altrove, che mi fa veramente soffrire perché annulla tutto quel lavoro, quei sacrifici, quello zelo che noi giovani preti di allora formatici alla Scuola del Concilio abbiamo cercato di portare nella vita pastorale, ed è forse questo che ha entusiasmato voi allora.
La fede di Galatro e di ogni paese del mondo non cresce moltiplicando le processioni o ripristinando vecchie tradizioni, o con la venuta di Madonne, di Santi e di Reliquie ma con una forte e incisiva testimonianza di vita e di amore che fa vedere in ogni cristiano il Volto di Cristo, come fa Papa Francesco che è un Vangelo vivente.
La pubblicazione di queste foto, invece, mi ha confermato che il rapporto che si stabilisce nella fede è una realtà che non finisce, per questo posso dire che in Cristo Galatro è nel mio cuore come io sono nel cuore di tutti i galatresi. Di questo vi voglio profondamente ringraziare e per questo voglio ogni giorno lodare il Signore e pregare per voi perché quel poco che ho potuto darvi l’ho dato per come ho saputo nel nome del Signore con un amore ricambiato da voi. Mi sono sforzato di trasmettervi quello che avevo dentro il cuore e di cui mi ero (e sono) tremendamente innamorato: Gesù Cristo.
Sono venuto in mezzo a voi con l’entusiasmo sacerdotale dei miei anni giovanili pieno del fuoco del Concilio e voi siete stati come la “cerva che anela ai corsi di acqua” perché eravate assetati di Cristo e mi avete visto come colui che poteva estinguere la vostra sete. Di tutto questo, di queste meraviglie protagonista è sempre Lui: il Signore a cui insieme dobbiamo rendere grazie.
Vorrei, caro Michele, che questo cammino di fede che insieme abbiamo costruito non finisca ma possa continuare ad infiammare i giovani galatresi di oggi che io non conosco ma che, a volte incontrandomi casualmente, è come se mi conoscessero manifestandomi affetto perché i loro genitori, che sono stati i miei ragazzi di allora, spesso ne parlano in famiglia. A presto con altre foto.