CON QUEL NOME COSI’ STRANO…

Qualche giorno addietro la Suprema Corte di Cassazione ha confermato che un bimbo chiamato dai genitori “Venerdì”, dovrà invece chiamarsi “Gregorio”, cioè il nome del Santo del giorno in cui i genitori lo hanno iscritto all’anagrafe.

Vediamo il fatto.

A seguito di segnalazione del Comune di Genova, il Procuratore della Repubblica chiedeva al locale Tribunale che fosse rettificato il nome “Venerdì”, imposto dai genitori al proprio figlio, non avendo essi alcuna intenzione di modificarlo.

Il Tribunale accoglieva l’istanza, dichiarava illegittimo il nome scelto dai genitori e lo rettificava in “Gregorio”, corrispondente a quello del Santo del giorno di nascita del bambino. Ricordava il Tribunale che “… è vietato imporre al bambino nomi ridicoli o vergognosi, e che occorreva evitare che, con l’attribuzione di un tale nome, si potessero creare situazioni discriminanti e difficoltà di inserimento della persona nel contesto sociale; che la libera scelta genitoriale incontrava il limite del sentire comune e del significato proprio dei nomi all’interno della comunità sociale”.

In particolare i giudici rilevavano che il nome imposto dai genitori al figlio evocava il personaggio romanzesco creato dallo scrittore Daniel Defoe nell’opera Robinson Crusoe, una figura umana caratterizzata dalla sudditanza e dalla inferiorità che non raggiungerebbe mai lo stato dell’uomo civilizzato. Da qui la prognosi di un probabile disagio per il bambino ed il futuro adulto, facilmente esposto al senso del ridicolo, in ragione di quel richiamo al personaggio letterario.

I genitori del bambino proponevano ricorso davanti alla Corte di Appello di Genova chiedendo la riforma del decreto del Tribunale e la declaratoria di legittimità del nome imposto al figlio. Secondo i genitori, il temuto senso del ridicolo andava escluso perché quelle connotazioni negative potevano essere proprie solo nella società inglese del XVIII secolo, non certo in quella attuale, caratterizzata dalla parità degli individui e anche dalla diffusione di nomi facenti riferimento ad altri giorni della settimana (Domenico, Sabato, Sabatino) o a eventi religiosi richiamanti sentimenti di inferiorità e di sofferenza (Genuflessa, Crocefissa, Addolorata, Incatenata).

Peraltro, le nuove disposizioni di legge, dettate in tema di rettifica dei nomi, sarebbero caratterizzate dalla volontà di dare maggiore peso alla volontà dei genitori, rispetto alle valutazioni dell’autorità.

Con parere sfavorevole del Procuratore Generale la Corte di Appello confermava il decreto del Tribunale. Secondo i giudici la peculiare rilevanza del prenome, quale primo elemento connotativo dell’individuo nella sua proiezione sociale, attraverso la sua comunicazione in ogni contatto conoscitivo e relazionale, avrebbe esaltato il carattere ridicolo e suscettivo di ironia e scherno, proprio del nome prescelto, con un grave nocumento della persona. Il nome “Venerdì”, specie nel sentire infantile, avrebbe avuto un carattere “inusuale, strano, bizzarro”.

La stampa, nei giorni scorsi, ha dato molto risalto a questo fatto, non dimenticando di evidenziare come, il più delle volte le vertenze giudiziarie sono per “cambiare” e non “mantenere” il nome. Infatti è la legge stessa che prevede che possano essere sostituiti i nomi che, negli anni, possono limitare i rapporti sociali e creare insicurezze: viene valutato l’interesse della persona, secondo le consuetudini e anche secondo il territorio di provenienza: ad esempio, a Napoli tante persone che portavano il nome “Zoccola” hanno scelto di cambiarlo… Ed è stato ricordato anche il caso di una signora milanese: si chiamava Vera Vacca e anche lei ottenne di cambiare il nome di battesimo.

In un articolo che ho scritto diversi anni fa, che mi piace riportare qualche stralcio, mi sono occupato dei tanti che, in diverse parti d’Italia, hanno chiesto la modifica del loro nome o cognome all’anagrafe…

In effetti, come negare che tante volte il cognome risulta essere un impaccio: chiamarsi Porco o Ciuccio, Bastardo o Minchia, non deve essere molto piacevole.

Decisamente difficile non solidarizzare con chi chiede la modifica perché porta un cognome scomodo del tipo: Culazzo, Minchione, Favagrossa, Ficarotta, Trunzo, Frocione, Culetto (mi riferisco a dei veri casi giudiziari per il cambio del cognome!).

La conseguenza del chiamarsi così è da individuare in anni di stupidi dileggi, di battute scontate, che sono il prezzo da pagare per cognomi di questo tipo e, spesso, chi li porta non ne può più: così negli ultimi decenni sono state migliaia le persone che  hanno affrontato la spesa, e la non semplice procedura giudiziaria, per cambiare un cognome ritenuto ridicolo o vergognoso.

In effetti, tra i molti diritti riconosciuti alla persona umana c’è quello di scegliersi la professione, il coniuge, la residenza, gli amici… tante altre cosa ancora, ma non il nome.

E se per il cognome, per molti versi, non c’è niente da fare… il nome è una “discutibile” prerogativa dei genitori, che non sempre l’esercitano con la necessaria oculatezza, e spesso fanno dell’ignaro figlio, il vessillo di personali passioni politiche, musicali, sportive, ecc. ecc.

Tempo addietro ho avuto modo di leggere su un noto settimanale il lungo e drammatico sfogo di una donna: “Crocefissa: era il nome di mia nonna, e prima ancora della sua; così per 400 anni. Forse nessuno della mia famiglia avrebbe mai pensato che questo sarebbe stato all’origine di tanti guai. Tante madri non sanno come un nome, semplice elemento di distinzione, possa cambiare la vita di una persona. Io lo so. Ci sono passata e non ne sono ancora uscita. Mi ricordo con angoscia quando i bambini che abitavano nel mio palazzo inscenavano con le croci fatte di scope, una specie di crocifissione. Al mio passaggio urlavano “Crocifissa! Crocifissa!…”. E poi, ogni volta che per una pratica sono costretta a dire il mio nome, sono esposta alle più mortificanti umiliazioni…“.

Terribile questa testimonianza… che il nome sia importante nella vita, nessuno lo nega. L’avevano capito gli antichi greci, imponendo ai loro figli nomi bene auguranti: Temistocle, Demostene, Ilario, Fausto, ecc. Ma, non è raro, il caso di quei genitori che si sbizzarriscono sui figli, per dare sfogo alle loro allergie anticlericali o chissà che altro: è il caso dei vari Satana, Diavolella, Negadio…

C’è stato un contadino ravennate, con una arroganza che sfiora la brutalità, chiamò la figlia Antavlèva (non ti volevo), perché assolutamente non desiderata. A Rimini un operaio di nome Sciopero ha registrato all’anagrafe il figlio col nome Ordigno; un altro, ha registrato una piccola Dinamitarda.

Il dogmatismo comunista ha spinto un usciere del comune di Forlì a chiamare la figlia Pravda ed il figlio Rudepravo. Un ferroviere, colto sicuramente da raptus, chiamò il figlio Binario (un giorno sulla lapide che gli scriveranno? Qui giace “Binario morto”!).

Mentre un tale, a Milano, volendo mettere alla figlia il nome del santo del giorno la chiamò Comdef (non riuscendo a capire che com.def. è l’abbreviazione per indicare il giorno della Commemorazione dei defunti!).

Per non parlare dell’arrivo di Maradona a Napoli che ha fatto registrare più di 300 Diego Armando… o dei Paulo Roberto registrati a Roma dall’arrivo di Falcao… o della presidenza di Pertini che ha fatto registrare un lunga schiera di Pertinia… o dei vari Sue Ellen, Gei Ar, Pamele… e quant’altro prese, non dalla tradizione familiare, bensì dai personaggi (?!…), protagonisti delle più insulse telenovele che entrano nelle nostre case…

Per quanto mi riguarda, credo che per ogni persona, la scelta del nome non deve cadere a caso. Mi ha sempre affascinato la vicenda dei genitori di Francesco ‘il paolano’, che esauditi per la nascita del figlio, imposero a questi il nome del Santo di Assisi; lo stesso hanno fatto i genitori di Francesco Forgione, che con il nome di Padre Pio seguì i passi del Poverello di Assisi.

Può sembrare fuori tempo ed anacronistico, ma rispetto ai vari eroi negativi della Tv, o altri irrazionali  puntigli, penso nella tradizione cristiana si possono attingere dei nomi, che richiamino ad un vero significato, ed abbiano un senso…

E poi ognuno deve pure aver un Santo protettore al quale rivolgersi?… Un santo di quelli veri però!…

PROPOSTE-NICOTERA, Osservatorio, n. 16, Ottobre 1992

 

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