23 APRILE – GIORNATA MONDIALE DEL LIBRO E DEL DIRITTO D’AUTORE

Oggi lunedì 23 aprile, è la Giornata mondiale UNESCO del libro e del diritto d’autore che è divenuto ormai un appuntamento fisso fondamentale nel calendario delle manifestazioni culturali italiane e internazionali. Patrocinata dall’Unesco, è un tributo mondiale a libri e autori che incoraggia tutti a scoprire il piacere della lettura.

La prima edizione si è tenuta nel 1996: l’idea è stata lanciata, nell’anniversario della nascita di Alessandro Manzoni, da Silvio Berlusconi, a suo dire, perché “preoccupato” dei dati degli ultimi sondaggi che parlano “di analfabetismo di ritorno, di declino delle patrie lettere, di annientamento della pagina scritta ad opera dei computer”.

Certo, a voler essere venali, dobbiamo pur dire che i prezzi di tanti libri non sono proprio “invitanti alla lettura”.

Ma, per tornare alla giornata del libro, questa è stata presentata con lo scopo di invogliare alla lettura chi tra i libri non si trova a suo agio, ed in questa prospettiva si sono mobilitati molti editori: mi auguro che i buoni propositi vadano a buon fine e possano servire a rimuovere alcuni ostacoli che, secondo l’Istat, hanno contribuito a far sì che oltre il 28 per cento delle famiglie italiane non ha in casa nemmeno un libro.

Non voglio entrare nel merito e giudicare se iniziative del genere rappresentino un luogo di incontro immediato e diretto tra libri e lettori, mi piace solo ricordare un pensiero di Charles Moeller, Natale 1946, che ritengo oltre che molto vero, particolarmente attinente alla celebrazione di oggi: “La nostra epoca, del resto, non ha bisogno di libri. Ne ha troppi. Non legge, o legge male, perché trova i libri lunghi e difficili. Le occorrono degli “slogans” grossolani, che la dispensino dal pensare. Perché non vuole pensare. E non vuole essere libera. Se vuole qualche cosa, forse inconsciamente, vuole la venuta di qualcuno, che le prometta la salvezza, che strappi la sua vita alla distruzione.  Forse un santo. Un santo che abbia successo.

Vi sono senza dubbio, i libri eterni, che bisogna salvare. Immortali, ma soltanto se rivivono nelle nostre anime. Ci si domanda appunto se essi rivivano nell’anima di questa generazione. Ci si domanda se i nostri giovani interroghino se stessi, con Socrate, sulla saggezza. Ci si domanda anche se essi conoscano Socrate. Se Socrate sia per loro qualche cosa di più che un morto, morto per sempre, se non risveglia più il fervore dei nostri figli. Non sappiamo più chiaramente se l’angoscia di Amleto susciti in essi un’eco fraterna. Se essi piangono con chi piange, se gioiscano con chi gioisce…

Spesso noi non chiediamo ad un libro che un’ora, un minuto, un attimo di fervore. E questo è già molto bello. Se qualcuno dei miei lettori trovasse, qua e là, questo minuto di fervore… la mia fatica sarebbe ripagata. Uno mi basterebbe“.

Con questa precisazione… buona lettura!

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