CARISSIMO DON NATALE, CHE IL SIGNORE TI BENEDICA E TI GUARISCA PRESTO

Carissimo don Natale, so bene quanto tu sia schivo e quanto poco ti piaccia essere oggetto di attenzioni. Comprendo quindi che, se potessi, eviteresti questo mio dire… ma oggi sono le circostanze che mettono la tua persona e il tuo servizio alla Chiesa di Galatro, all’attenzione dei tuoi parrocchiani: la tua malattia ha indirizzato le preoccupazioni e preghiere di tantissimi galatresi sulla tua persona, perché hai il merito di essere riuscito in poco tempo, non solo ad entrare nella nostra comunità e presentarti a tutti come uno di noi, essendo riuscito a far breccia nel cuore e nella mente dei galatresi, grazie ad una pastorale che rispecchia un modo d’essere e di trasmettere l’annuncio evangelico sentito come profondamente autentico, ma non hai dimenticato di portare a tutti oltre la concretezza dell’aiuto nelle difficoltà quotidiane, anche e soprattutto la bellezza e la ricchezza di Cristo e del suo messaggio  dove ce n’era più bisogno.

Nei giorni scorsi ho riascoltato la tua omelia per il tuo 30° anniversario di sacerdozio, che voglio pubblicare come la tua preghiera perché tu possa ritornare presto tra di noi: edificante la tua preghiera a Dio che ti accompagni ancora per poterlo servire, che ti assista con la sua grazia, per essere luce per tutti quelli che il Signore ti mette sul cammino della vita; edificante anche la testimonianza della fraternità, non solo sacerdotale, che ti lega a don Michelangelo Borgese.

Oggi la mia preghiera, così come quella di tutti i tuoi parrocchiani e amici, si rivolge al Padre per ringraziarlo per averti donato a noi e gli chiediamo di darti per ancora tantissimo tempo la grazia per continuare a guidare questa nostra comunità, e per discernere sempre la strada giusta da percorrere insieme. Noi ti assicuriamo ancora la nostra vicinanza, la nostra piena disponibilità ed il nostro incondizionato affetto. E voglio pensare che l’augurio di tutti noi, e della comunità parrocchiale tutta, si concretizza nelle parole di augurio di pronta guarigione e che il Signore ti benedica e ti guarisca presto.

OMELIA DI DON NATALE IL 1 LUGLIO 2019 NELLA MESSA PER IL SUO 30° ANNIVERSARIO DI SACERDOZIO

La prima parola permettetemi che sia di “gratitudine”: innanzitutto gratitudine a Dio perché, come ho detto a gennaio, a compiere il genetliaco non è che ci vuole grande impegno, il tempo passa e arriva la data, ma a rimanere, permanere, dentro un dono come quello del sacerdozio, come può essere per tanti quello della famiglia, lì non è sufficiente che passi la data ma richiede che la libertà aderisca a quella chiamata e aderisca e dica sì ogni giorno. E allora trenta anni non sono solo trenta date passate, ma sono il cammino di una vita seguendo il Signore, servendolo nelle comunità che mi ha dato di servire. Quindi il primo “grazie” va al Signore, perché con la sua grazia mi ha mantenuto fedele fino ad oggi, e spero che continui a mantenermi fedele fino a quando lui vorrà lasciarmi su questa terra.

L’altra gratitudine è per voi, perché siete presenti. Stasera vedo che la comunità è al completo, al completo nel senso della sua estensione, perché ci sono anche alcune persone della Cona, un pò tutto il paese è presente: adesso incominciamo a conoscerci un pò meglio rispetto all’anno scorso, e quindi vedendovi dico che è così. In più tra voi sono anche presenti alcune persone che il Signore mi ha dato di conoscere negli anni che l’ho servito in diverse parti: alcuni di Rosarno, altri di Palmi e ci sono anche presenti il Comandate della Capitaneria del Porto di Gioia Tauro e il Vice Presidente della “Stella Maris”, mio grande amico, che è assieme alla moglie. Naturalmente grazie anche al Sindaco e l’Amministrazione di Galatro. Sono davvero grato per la vostra presenza.

In fondo ve l’ho detto in questi giorni, l’ho ripetuto fino alla noia, il dono più grande per me è questo: la vostra presenza. Cosa sarebbe la vita di un prete senza una comunità, senza una Chiesa da servire. In fondo come dicevano le letture di oggi, il ministero sacerdotale è dato per la missione, non per se stessi, essere prete non è un privilegio ma è per la missione per un servizio a Cristo nella sua Chiesa, negli uomini, come diceva mons. Benigno Luigi Papa, quando ha ordinato me e don Michelangelo Borgese (che per motivi di salute non è qui presente). Siamo stati ordinati assieme 30 anni fa e mons. Papa nell’omelia, che ricordo come se fosse ora, ci ha invitato “ad essere fedeli a Dio e agli uomini in quanto figli di Dio. Fedele a Dio nel servizio agli uomini”.

E questo l’ho preso come il progetto della mia vita: in tutto quello che ho cercato di fare, con tutta la mia debolezza, ho cercato sempre di essere fedele innanzitutto a Dio, e poi servirlo nei volti che Lui, di volta in volta, mi ha messo accanto. E quindi davvero grazie a voi per essere qui: e poi davvero vi dico grazie per essere qui.

Una cosa sola sul Vangelo di oggi e sulla prima lettura voglio dire: la prima lettura è quella che abbiamo scelto con don Michelangelo Borgese (una delle due che abbiamo scelto per l’ordinazione sacerdotale) perché parlavamo sempre, anche adesso perché ci lega un fraterno rapporto, e ci colpiva sempre quell’espressione “abbiamo questo tesoro in vasi di creta perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi”.

E questa espressione di san Paolo ci ha colpiti perché entrambi, sia io che don Michelangelo, siamo “vocazioni adulte”. Forse non ve ne ho mai parlato, io ho fatto il seminario maggiore, ma il seminario minore non l’ho fatto: io provengo dal mondo del lavoro. Ho lavorato prima di entrare in seminario, poi quando è maturata la vocazione (avevo 22 anni e avevo anche finito il servizio militare) ho iniziato il percorso di formazione nel Seminario di Catanzaro. E con don Michelangelo, che anche lui veniva dal mondo del lavoro, ci ha sempre colpito questo passo: “abbiamo questo tesoro, non per la nostra bravura e nemmeno per le nostre capacità, ma in vasi di creta e quindi con tutta la nostra fragilità dobbiamo metterci nelle mani del Signore”.

E poi, il Vangelo. La pagina del Vangelo di stasera l’ho sempre pensata come il mio progetto di vita: come il sale non ha senso se diventa scipito, cosa sarebbe la vita di un prete se non fosse il riflesso di Cristo, cosa sarebbe la missione se non il riverberare l’amore di Cristo per il suo popolo. Questo pensiero mi ha sempre accompagnato in questi anni e chiedo al Signore che continui ad accompagnarmi affinché io sappia sempre dove trovarlo.

Forse uno dei motivi per cui ho amato il lavoro fatto negli anni che sono stato cappellano del Porto di Gioia Tauro, più che quelli fatti in parrocchia, è perché più che in ogni altro luogo, lì continuamente ero provocato a mettermi nelle mani del Signore, a giocarmi ogni giorno, a rinnovarmi ogni giorno, ad essere presente in un ambiente non certamente come la Parrocchia. E ringrazio Dio che in questi anni mi ha accompagnato e mi ha sostenuto.

E stasera con voi, oltre a ringraziarlo, chiedo che mi accompagni ancora per poterlo servire fino a quando vorrà. Io sono pronto, non è che metto limiti alla provvidenza, quando vuole chiamarmi ci sono sempre, ma fino a che vuole e desidera che io lo serva, che mi assista con la sua grazia, così che possa essere luce e sole per tutti quelli che mi mette sul cammino della vita.

Un grazie di cuore davvero a tutti, grazie davvero, di cuore. E’ il dono più grande che mi avete fatto ed era il dono che desideravo, vivere con voi questo momento.

Grazie di cuore!

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