UN ANNO NUOVO… CON LE STESSE PAURE DI QUELLO VECCHIO

Quando inizia un nuovo anno si viene sommersi di auguri di ogni felicità, di bene, di salute, di ricchezza: si tratta, in genere, di una consuetudine, tanto diffusa quanto superficiale, nel senso che, raramente, quelle parole (bene, felicità, ricchezza) vengono prese seriamente. Tutti siamo consapevoli che è “soltanto un modo di dire“.

Ed il fatto che abbiamo iniziato un nuovo anno con una certa inquietudine, a causa del diffondersi incontrollato dell’attuale pandemia che non ci dà tregua, di fatto non cambia la sostanza della questione. Anche se siamo lontani dai “terrori dell’anno Mille”, sono in tanti a pensare che, in fondo, esiste più di una buona ragione per guardare al nuovo anno con qualche preoccupazione, e se guardiano bene le cose ci accorgiamo come, per una buona maggioranza degli uomini, il fatto di entrare in un “anno nuovo” non è neppure percepito. È soltanto una data come un’altra, che porta dei giorni come tutti gli altri; al massimo riaffiora la nostalgia per le cose andate, perché quelle a venire, per dirla col Salmista “quasi tutti son fatica, dolore, passano presto e noi ci dileguiamo“.

Non possiamo non ammettere che domani sarà solo il padrone di dopodomani, e niente di più: ci resterà l’obbligo eracliteo del tutto scorre e gli anni che si chiudono resteranno solo nei commenti degli editorialisti, anche se sento molto vero il pensiero di Mons. Luigi Negri, morto proprio il 31 dicembre scorso: “Il tempo passa ma non ci lascia, si ripropone ogni giorno di più come una cosa nuova, piena di senso e significato”. Eppure non facciamo che ripetere: “L’anno prossimo, l’anno prossimo faremo questo, come arriva il nuovo anno cambieremo quest’altro…“. Si dice sempre così, ma ogni volta il nuovo anno ci coglie di sorpresa, anche se ci porta sempre qualcosa di nuovo, forse per consolarci per quello che ci è sfuggito ed è caduto nell’abisso del tempo, nell’anno vecchio.

Il tempo che passa speriamo, può darsi che ci faccia riflettere che la più straordinaria delle notizie è che il nostro cuore batte e, anche se non ne teniamo in eccesivo conto, siamo vivi, con tutto ciò che ne consegue. E facendo mie le parole del grande Dostoevskij posso dire: “Nonostante tutte le perdite e le privazioni che ho subito, io amo ardentemente la vita, amo la vita per la vita e, davvero, è come se tuttora io mi accingessi in ogni istante a dar inizio alla mia vita […] e non riesco tuttora assolutamente a discernere se io mi stia avvicinando a terminare la mia vita o se sia appena sul punto di cominciarla: ecco il tratto fondamentale del mio carattere; ed anche, forse, della realtà”.

Per questo, in ogni inizio di nuovo anno si è sempre portati a riflettere su cosa ci riserverà l’anno appena iniziato e alle speranze rimaste inesaudite nell’anno precedente. Per chi scrive poi, sicuramente il pensiero vola sulle cose che in questo nuovo anno potranno essere scritte, su cosa è bene indirizzare l’attenzione, cosa vale la pena “guardare” delle tante cose che ci stanno attorno, perché la storia, umana e misteriosa, che anche nelle nostre piccole realtà paesane ci avvolge come un respiro senza fine, non è una cosa da poco, se è vero, come è vero, che le forze che muovono la storia, sono le stesse che rendono felice il cuore dell’uomo!

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