A VENT’ANNI DALLA MORTE DEL PROF. RAFFAELE SERGIO
Sono passati 20 anni dal 26 aprile del 1999, quando è morto a Roma il Prof. Raffaele Sergio: studioso e artista galatrese che ci ha lasciato parecchie importanti opere, tra le quali un libro sull’abate Giovanni Conia e un altro sulle festività della Madonna della Montagna a Galatro e Tablada in Argentina, ha curato anche un libro di poesie di Antonio Circosta e non mancò di svolgere moltissime ricerche su argomenti storici riguardanti la nostra Galatro.
Proprio secondo il suo “stile riservato”, sicuramente come penso lui desiderava, le sue opere non sono state ricordate ad ogni anniversario nel nostro paese, ma il suo lavoro è stato ben accolto da quanti che ne hanno riconosciuto il valore, al di fuori delle sedi istituzionalizzate o ufficialmente riconosciute, perché nasceva dall’esperienza e dalla volontà di trasmettere delle pagine della nostra storia, facendo scoprire tante nostre tradizioni del passato, tenendosi ben lontano da ogni boria scientifica o accademica.
Nel libro sull’abate Conia, edito nel 1980, Biagio Cristoforo scrive: “Raffaele Sergio. Vicino o lontano, o povero fanciullo che se ne distacca, o giovinetto che ritorna per allontanarsi ancora, il cuore serrato da tante amarezze e delusioni e delusioni e contrasti e miserie, sprofondando poi in una parentesi di guerra e di prigionia, per cinque anni muovendo dall’Africa Settentrionale, che ingoia gli anni più belli unito alla segnata al futuro risorgimento, per il nostro Sergio è sempre un ritorno a partire dalla sua Galatro: il suo andare perenne di artista, di amore nella ricerca, di amore nella scoperta, di amore per una storia, per ciò che non si deve perdere… Come ogni artista ci alletta, se ne comprendiamo il significato: per accendere qualcosa in noi che viviamo nel profondo Sud: per ridonare alla diletta Galatro, a cui ha chiesto tanto, con larghezza centuplicata, con spirito di suo eterno fanciullo. E’ nato nel 1918: per lunghi anni, di giorno vicino al padre, modesto lavoratore del braccio, per vivere la miseria; ma nelle stesse ore del giorno o della notte, per sognare e tentare le sue prime realtà di scultura… Reduce dalla prigionia, si trasferisce a Palermo per conseguire il diploma di maturità artistica… e oggi vive a Roma”.
All’inizio degli anni Sessanta il prof. Sergio intraprende a Galatro la pubblicazione del periodico culturale “Risveglio” e da qui inizia il suo “vagare” attraverso il misterioso e fantastico mondo della realtà galatrese, in particolare delle nostre tradizioni popolari e della memoria del nostro passato: la sua ricerca sulle tradizioni più care ai galatresi, soprattutto religiose, della nostra Galatro lo ha sempre immerso e accompagnato per tutta la sua vita.
Nonostante l’indifferenza che oggi si manifesta, in maniera sempre più evidente, sulle pagine più importanti della nostra storia locale, bisogna riconoscere che gli scritti del prof. Sergio hanno toccato diverse generazioni che, nella loro ricerca diretta a promuovere e sviluppare uno studio sulla nostra realtà sono venuti, a diverso titolo a contatto con le sue opere.
Negli anni passati ho pubblicato, più volte, un articolo del prof. Raffaele Sergio, “Antiche festività Pasquali”, apparso la prima volta a Galatro sul numero unico della rivista “Risveglio” nel giugno 1963. Nel marzo del 1993 l’ho pubblicato sul mensile Proposte di Nicotera, quando il prof. Sergio era ancora in vita. Ricordo ancora la sua telefonata con la voce soffocata da una forte commozione. Abitava da tantissimo tempo a Roma con la sua famiglia e, negli ultimi anni della sua vita, non era più venuto a Galatro. Appena ho risposto al telefono prima ancora di salutarmi mi ha detto: “Stanotte non ho dormito e mi sono alzato dal letto con la sensazione di dover attendere qualcosa. Appena il postino ha bussato alla porta e mi ha consegnato la busta che mi hai mandato, il cuore ha cominciato a battere forte… quando ho aperto il giornale ed ho visto il mio articolo pubblicato trenta anni prima, anche se sono inchiodato alla poltrona con la mente ho rivissuto, come in un lampo, tutti i riti della Settimana Santa a Galatro descritti nell’articolo… e mi sono messo a piangere! Sorpresa più bella, per questa Pasqua, non mi potevi fare. Ti ringrazio.”
Per risvegliare la “memoria” sulle nostre più genuine tradizioni che hanno segnato nella fede tante generazioni, e per ricordare il caro prof. Raffaele Sergio ho voluto, più volte nel corso degli anni, iniziare le mie pubblicazioni di articoli sulla Settimana Santa, proprio con questo suo articolo.
Se, da dove si trova adesso, ha la possibilità di vedere questo mio modesto ricordo, mi auguro che possa rivivere e ricordare tutte le sensazioni che mi ha raccontato nel marzo del 1993.