ALESSANDRO OCELLO: QUANDO LA PASSIONE PER LA MUSICA DIVENTA ARTE
L’avere conosciuto l’amico Alessandro Ocello, non solo come serio professionista che opera nella nostra Galatro, ma come cultore di un’arte musicale che non solo esegue, ma produce la musica, attraverso la creazione degli strumenti musicali, originali e particolari come la ghironda, mi ha permesso di approfondire la conoscenza di una realtà culturale e musicale “nuova”.
Dalle parole di Alessandro s’intuisce come, alla musica intesa anche come una tra le più alte espressioni dell’arte di realizzare gli strumenti, si può guardare non soltanto come “voraci” consumatori di un prodotto che è immesso sul mercato solo al fine di fare soldi, ma come una parte delle attività umane cui è ancora riconosciuta una possibilità creativa, culturale, artistica.
Nella realizzazione di uno strumento come la ghironda (oggi in pratica sconosciuto a molti) Alessandro ci mette tutta la sua passione per la musica, come un qualcosa che penetra nella storia del nostro ambiente, della nostra terra.
Oggi è in atto, in molte delle nostre comunità, non solo calabresi, una scoperta di tutta una tradizione musicale con cui la gente ha espresso nei secoli, ed esprime ancora, la sua fede, la sua cultura, la sua fatica, la sua sofferenza. Voglio pensare, soprattutto, visto il richiamo che Alessandro fa al bel suono ipnotico e misterioso della ghironda, a quei canti e musiche, a tutte quelle espressioni artistiche e musicali che, pur nate in tempi di povertà e di fatica, esprimevano una fiducia e una speranza nel loro futuro, talvolta “contro ogni speranza”.
Questo tipo di musica è nata, innanzitutto dalle esperienze più autenticamente “popolari” dei nostri paesi, il più delle volte non prestando particolare importanza al fatto se l’opera (o lo strumento musicale in sé!) era stata creata dall’abile quanto anonimo musicista artigiano, oppure dal musicista di gran fama.
Dalle parole di Alessandro emerge come l’unica “arte” commovente è quella che dal cuore dell’uomo viene depositata in suoni, trascritti con un linguaggio che l’uomo ha inventato così come la poesia, la pittura, la scultura e altre modalità per lasciare una traccia dei momenti di verità della propria vita. C’è chi lo fa attraverso le parole, c’è chi lo fa attraverso i segni, c’è chi lo fa attraverso la creazione degli strumenti e dei suoni… così come sta facendo Alessandro… che lo sta facendo veramente bene e con bravura, competenza e passione, come lui stesso ci racconta.
Che cosa ti ha spinto alla passione per la realizzazione di questi particolari strumenti musicali?
Diciamo che ho avuto sempre una vena artistica, sono sempre stato bravo a disegnare sin da piccolo, poi crescendo mi sono interessato a tante cose che mi hanno dato tanti stimoli. Da autodidatta ho scoperto la musica e mi sono appassionato alle chitarre. All’inizio le smontavo, le modificavo e le riverniciavo.
La prima volta che mi sono cimentato nella costruzione, mi misi in testa di replicare uno strumento che vidi in una fotografia, sono partito con delle tavole che avevo a casa, proprio per questa mia mania di realizzare qualcosa di estroso e singolare. Diciamo che la spinta è venuta da sé, nel cercare di migliorare le tecniche, nella curiosità di scoprire le cose, nell’inseguire una perfezione irraggiungibile. Ho fatto tutto da autodidatta, così per gioco, mai potevo pensare di riuscire a costruire un giorno una ghironda.
A volere guardare bene i tuoi pezzi sembrano usciti da una bottega d’arte, eppure tu continui a parlare di autodidatta…
Molti mi fanno i complimenti nel vedere gli strumenti, altri mi danno del “geniale”, ma io non la vedo così. Per me il genio non esiste. Io mi sono appassionato di una cosa inusuale, di un qualcosa che tanti non hanno mai visto, se vogliamo di un qualcosa di non facile fattibilità. Spesso sto volentieri anche di notte a disegnare, se sei veramente preso da qualcosa, in quella cosa diventi bravo, gli ostacoli si superano facilmente, non c’è niente di geniale.
Col tempo qualche amico mi ha incoraggiato a non trascurare questa mia passione che, ripeto, è nata per caso… Ti dico che dal primo pezzo che ho realizzato (una chitarra più di dieci anni addietro), fino al giorno della festa della Montagna di quest’anno, quando sono salito sul palco con i Karadros, quasi nessuno sapeva di questa mia passione. E’ chiaro che mi sono perfezionato con il tempo, quello che vedi oggi non è nato così dalla sera alla mattina, però oggi posso dire di riuscire a realizzare qualcosa di buono, e non so dire adesso se in futuro questa mia passione la coltiverò a livello intenso come lavoro primario…
Per mestiere io faccio il geometra ma, tutto il tempo libero che ho ormai lo dedico a curare ancora di più quest’arte. Prima progetto il pezzo che voglio realizzare, poi prendo gli strumenti e inizio a comporre.
Sei riuscito a realizzare uno strumento molto complicato come la ghironda. Che tipo di musica si può realizzare oggi con uno strumento come questo?
La ghironda è uno strumento sostanzialmente semplice. Non si possono suonare tanti stili di musica in quanto è uno strumento piuttosto limitato, non è come il pianoforte o come la chitarra, dove si possono cambiare gli accordi o eseguire arpeggi. Qua siamo sempre su un tono fisso. E’ importante dire che per suonare la ghironda non è necessario conoscere bene la musica, e quindi non ha bisogno di studi particolari per riuscire a tirare fuori una bella melodia. A prima vista la ghironda può sembrare un giocattolone fatto a forma di botte e non un vero e proprio strumento musicale; però a tutti gli effetti lo era e lo è tuttora, anche se sconosciuto a tanti. Nel vedere suonare la ghironda, tanta gente, rimane spiazzata, stupita, incuriosisce sin da subito, ci si chiede “ma come fa a suonare”, poi il suono è particolare, è ipnotico e misterioso, all’ascolto viene spontaneo dire: ma che bel suono.
Proviamo a descrivere la ghironda da un punto di vista “tecnico”.
La ghironda è costruita interamente in legno, come altri strumenti di liuteria. A fronte di una facilità nel suonarla vi è una notevolissima difficoltà nella sua realizzazione. C’è bisogno di centinaia di ore di lavoro e di una pazienza certosina sino alla messa a punto definitiva. Io in particolare ho realizzato una ghironda occitana a forma di liuto, poi esistono varie versioni, cambia la forma ma il contenuto è sempre uguale. All’interno della cassa vi è un asse meccanico che permette di far girare una ruota di legno tramite una manovella posta all’esterno della cassa. Il suono è prodotto dallo sfregamento delle corde sulla ruota che ha la stessa funzione dell’archetto sulle corde del violino. La ruota a differenza dell’archetto, permette di non staccare mai il suono, quindi si ha un continuo ronzio delle corde di “bordone” che tengono un accordo fisso, mentre altre corde cosiddette di “canto” generano la melodia intervenendo su una tastiera posta al di sopra dello strumento che viene azionata con le dita. Essendo la ghironda uno strumento limitato nella tonalità, se lo si suona con altri strumenti, tipo la chitarra, il piano o la fisarmonica, sono quest’ultimi che si devono adeguare a lei e non viceversa.
Come mai un tale delicato e prezioso strumento oggi è quasi sconosciuto?
Oggi è possibile ancora ascoltare il suono della ghironda in alcuni festival europei di musica folk, in particolare in Francia e Ungheria, dove è abbastanza conosciuta. Non avrà avuto la fortuna di altri strumenti famosi, forse perché non è adatta a musiche moderne, però era ed è presente in molte zone europee, anche nel nord Italia.
La ghironda è l’ultimo nato di una famiglia di strumenti a ruota che erano molto in voga già nel X secolo. Discende dall’organistrum che era uno strumento polifonico, faceva melodia e accompagnamento, era autosufficiente quindi “organico”, lo rendeva adatto all’accompagnamento dei canti religiosi. Da questo nacquero le versioni da “strada”, la symponia usata nelle feste popolari, e anni più tardi la ghironda, ovvero l’evoluzione definitiva di questi strumenti, compare nel medioevo e conserva le stesse caratteristiche, ma è più evoluto. La sua figura era associata a quella di mendicanti, girovaghi, gente di cattiva reputazione, per questo motivo probabilmente ne decretò l’emarginazione.
Michele Scozzarra
Da addetto ai lavori nel campo musicale, colgo l’occasione di questa bellissima intervista realizzata da Michele Scozzarra per fare i più sinceri complimenti ad Alessandro Ocello per le sue eccellenti realizzazioni nel campo della liuteria. Si tratta di un settore che, dopo anni di decadenza, sta conoscendo dalle nostre parti un notevole fulgore, con un buon numero di giovani che hanno iniziato a dedicarsi con successo a questo tipo di attività, contribuendo con le loro realizzazioni anche all’ottimo momento che sta vivendo la musica etnica in Calabria.
Proprio nei giorni scorsi abbiamo appreso della scomparsa di Vincenzo De Bonis, ultimo discendente di una storica famiglia di liutai calabresi di Bisignano. Il rimpianto per fortuna è attenuato dal sapere che l’arte liutaria in Calabria prosegue e anzi si intensifica. A Galatro eravamo finora abituati a conoscere le produzioni aerofone di Macrì. Gli strumenti cordofoni (ghironda, chitarre battenti e classiche) di Alessandro Ocello credo non abbiano precedenti di rilievo nel nostro paese e bisogna essere orgogliosi della presenza a Galatro di un bravo costruttore.
Altra cosa che volevo aggiungere è che nella musica non esistono strumenti di serie A e di serie B. Tutti gli strumenti in fondo hanno origine popolare, ad idearli e realizzarli sono sempre state la mente e le mani di un artigiano costruttore. Abbiamo anche l’illustre precedente di Leonardo da Vinci che progettò una viola organista che aveva un meccanismo uguale a quello della ghironda. Si trattava di uno strumento a corde molto grande che si suonava direttamente con la tastiera, come un organo. Il progetto di Leonardo è stato realizzato solo molto di recente, a secoli di distanza. Inoltre per la ghironda hanno scritto musiche anche famosissimi compositori come Vivaldi (una trascrizione delle Quattro Stagioni) e lo stesso Mozart (Concerto per due lire con accompagnamento di più strumenti).
Massimo Distilo