Categoria: Abate Antonino Martino

450 COPIE SULL’ABATE MARTINO: NÉ PER FAMA, NÉ PER SOLDI. SOLO PER AMORE, PER AMORE ALLA NOSTRA TERRA E ALLA NOSTRA STORIA

Ora, a distanza di quasi 6 mesi, posso dire di avere distribuito oltre 450 copie della mia pubblicazione sull’abate Martino, con dei riscontri molto lusinghieri, soprattutto da chi non sapeva neanche l’esistenza del nostro Abate: volendo posso dare vita ad un’altra pubblicazione solo con i commenti, e ringraziamenti, ricevuti. Per tanti è stata una bellissima scoperta e ne sono rimasti affascinati. Una cara amica mi ha scritto un pensiero commovente: “Ti ringrazio per avermi fatto conoscere e amare Galatro, il suo ambiente, la sua storia, senza esserci mai stata”.

L’ABATE MARTINO A 200 ANNI DALLA NASCITA: UN ANNIVERSARIO DIMENTICATO

Oggi, 8 giugno dell’anno 2018, ricorre il 200° anniversario della nascita dell’Abate Antonino Martino, sacerdote galatrese e studioso di altissimo livello, che ha rappresentato, nelle sue opere, in maniera “cruda quanto profetica” la condizione del popolo del Meridione dopo l’Unità d’Italia. Tutta la sua produzione letteraria è stata, negli anni, oggetto di numerose pubblicazioni e tesi di laurea.

L’ABATE  MARTINO: TRA SACRO E PROFANO

L’abate Martino è stato precettore nella casa del Marchese Nunziante di San Ferdinando; qui, vivendo in casa con loro, si è reso conto che l’autorità non era del Marchese, ma della moglie che, come si suol dire, aveva messo sotto il marito e, da questa situazione, ne trae lo spunto per scrivere “la gonnella”, cioè una “pesante” satira sui mariti che si lasciano comandare dalle mogli

LA DIFESA DELLA SCORREGGIA: UNA POESIA PROFANA DELL’ABATE MARTINO

anche perché non si parlare sempre di politica, litigi ed intrecci vari, qualche volta bisogna dare spago anche alla più sfrenata fantasia… la libertà di chi scrive non deve avere confini o limitazioni di sorta: in effetti, a chi poteva mai venire in mente di scrivere, niente poco di meno che, “in difesa della scorreggia”?… e non in maniera da doversene vergognare…!

DOBBIAMO DAVVERO FESTEGGIARE GARIBALDI? SIAMO SICURI CHE FU VERA GLORIA?

Siamo sicuri che, come popolo del Sud Italia, dobbiamo proprio celebrare le “eroiche gesta” garibaldine? Anche se Garibaldi è il personaggio più mitizzato della Storia italiana e fiumi d’inchiostro sono stati consumati per costruire ad arte la sua biografia, non sono il solo a pensare che nella realtà la sua imagine è, sicuramente, diversa da come ce l’hanno descritta tutti i libri che ci hanno fatto studiare a scuola.

SUL RISORGIMENTO: LA PROTESTA DELL’ABATE MARTINO

L’Abate Martino esercitò la sua funzione sacerdotale senza venir meno al suo impegno politico: a Galatro, presso la casa paterna, aveva un camino girevole, dove era solito nascondersi durante le frequenti irruzioni della polizia borbonica. Ma nel 1866, dopo aver gioito per gli eventi che hanno portato all’unità d’Italia sdegnato per i pesanti tributi imposti dai Piemontesi, scrive il “Paternoster dei liberali calabresi”, dove evidenzia come i mali della Calabria si perpetuano ancora in maniera più pesante con il Regno d’Italia, infatti, amaramente afferma: “…ca di la furca passammu a lu palu…”. Così si dispera il Martino, troppo si era illuso, troppa fiducia aveva dato, ora si sente tradito e, nella “Preghiera del calabrese al Padreterno contro i Piemontesi” del 1874, scrive: “Lu pani cu li lagrimi ammogghiamu… 

CHI ERA L’ABATE MARTINO, QUESTO STRANO PRETE GALATRESE DELL’OTTOCENTO?

Ho provato, negli anni passati, a chiedermi “Chi era l’Abate Antonio Martino?”, e perché sulla figura di questo “strano” prete è stato scritto tanto. Anche io ho scritto diversi articoli che ho raccolto in un mio personale, e ancora inedito, volume composto da 11 capitoli che, per ora, pubblicherò su questa mia pagina web.