DIALOGO DEL PASSEGGERE CON L’AVVOCATO

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Passeggere: Scusate Avvocato…. Ma voi siete proprio un avvocato…?
Avvocato: Si signore… sono proprio un avvocato, anche se sono seduto…
Passeggere: E’ una bella cosa essere avvocato. Non è vero?
Avvocato: Cotesto si sa, caro Signore. Piacere a Dio che si potesse far vedere a tutti quanto è bello!
Passeggere: Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i dispiaceri che facendo l’Avvocato avete passato… direste sempre che è bello!
Avvocato: Oh illustrissimo… che altra vita vorrei rifare? La vita c’ho fatto io, non quella di nessun altro, principe o principe del foro o meno. E non credete, illustrissimo, che il miglior “principe” risponderebbe come ho risposto io, per l’appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, quanti vorrebbero tornare indietro?
Passeggere: Se non vorreste tornare indietro, caro Avvocato… se non vorreste proprio, allora ditemi che vita vorreste dunque?
Avvocato: Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz’altri patti. Quella vita che è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura.
Passeggere: Credete che siete un buon avvocato?
Avvocato: Oh illustrissimo sì, certo.
Passeggere: Come lo sono quelli in giacca e cravatta?
Avvocato: Più più assai.
Passeggere: Come quello di là?
Avvocato: Più più, illustrissimo…

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