GALATRO: UN ESPOSTO ALLA CORTE DEI CONTI DICE CHE LA POLITICA HA ABBANDONATO IL CAMPO
Era da diversi giorni che si mormorava, quasi sottovoce, che qualcosa si stava smuovendo nell’acqua stagnante della politica galatrese. A quasi 6 mesi delle elezioni per il rinnovo del Sindaco e del Consiglio Comunale, nonostante il “mortorio” che ne è seguito su tutti i fronti, pensavo di vedere “spuntare” qualche seria iniziativa, capace di rendere evidente che, se veramente si vuole intraprendere la strada di un modo “nuovo” di fare politica, bisogna essere capaci di essere presenti in maniera vera nel nostro tessuto sociale, e sapere rispondere al bisogno che abbiamo intorno…
Pensavo che, passate le elezioni si potesse, almeno tentare, di giocare una grande partita: la capacità di far sì che il dialogo tra le varie forze politiche e culturali tornasse ad esprimersi, per far sì che il grande respiro politico che tanti partiti e movimenti hanno dato al nostro paese negli anni passati, potesse continuare a vivere anche oggi… altrimenti, soprattutto per le generazioni più giovani, l’alternativa è il “nulla”, con il solito dirsi e ridirsi le solite cose “fondamentali” che si sentono in piazza, e nei punti chiave del paese… dove alla fine, di tante banalità, si finisce con il non poterne più.
Questa è la cosa più terribile: non si può tirare avanti dando spazio ad un inconsistente vuoto, con la gente sempre più stufa di intrighi dei quali non gliene frega niente… e con piena ragione! E se tanti sono diventati apatici è perché è stato deriso e avvilito un certo modo di stare a contatto con il paese, la sua storia e i suoi bisogni. Stamattina ho letto sulla Gazzetta del Sud, un articolo dove Umberto Di Stilo riporta la notizia di una “Iniziativa dell’opposizione a Galatro. Variazioni di bilancio, il “caso” alla Procura della Corte dei Conti. L’esposto presentato dai consiglieri Migali, Marazzita e Lucia”.
Ma per quanto possiamo ancora continuare con queste piccinerie…? Possiamo ancora continuare a credere in una politica completamente assente dal tessuto sociale del paese, che cerca di realizzarsi nel blaterare denunce, al posto di cercare di costruire, anche in politica, dei luoghi di esperienza e di vita, dove l’impegno sia giudicato più da un lavoro concreto, che dalle parole astratte. C’è bisogno che la politica, quella vera!, torni ad avere un ruolo primario e non sia costretta a recitare un ruolo sempre più marginale, specialmente da parte di coloro che in questi anni, nel nostro paese, hanno seminato a piene mani elementi di critica corrosiva, senza alcuna indicazione positiva… e ancora si continua su questa strada!
Non voglio assumere la “difesa d’ufficio” del Sindaco Panetta e della sua Amministrazione, ma alcune considerazioni “tecniche” voglio provare a esprimerle, dopo avere cercato di capire l’oggetto della contesa. La delibera di “variazioni di bilancio”, oggetto dell’esposto di cui si parla nell’articolo, è stata adottata ai sensi dell’art. 175 comma 5 del Testo Unico degli Enti Locali, con riferimento ad una variazione di bilancio, deliberata in via d’urgenza dalla Giunta che, per un disguido degli uffici, il Consiglio Comunale non ha ratificato nei successivi 60 giorni, per come prescritto del comma 4 del medesimo articolo. Infatti si legge nell’art. 175 D. Lgs, 267/2000: “4. Ai sensi dell’articolo 42 le variazioni di bilancio possono essere adottate dall’organo esecutivo in via d’urgenza opportunamente motivata, salvo ratifica, a pena di decadenza, da parte dell’organo consiliare entro i sessanta giorni seguenti e comunque entro il 31 dicembre dell’anno in corso se a tale data non sia scaduto il predetto termine. 5. In caso di mancata o parziale ratifica del provvedimento di variazione adottato dall’organo esecutivo, l’organo consiliare è tenuto ad adottare nei successivi trenta giorni, e comunque sempre entro il 31 dicembre dell’esercizio in corso, i provvedimenti ritenuti necessari nei riguardi dei rapporti eventualmente sorti sulla base della deliberazione non ratificata”.
Come si può ben rilevare dalla lettura del testo normativo, in caso di mancata ratifica di una delibera di variazione di bilancio adottata dalla Giunta (cosa che può succedere per una pluralità di motivi), il Consiglio è semplicemente tenuto a provvedere alla regolarizzazione contabile delle eventuali spese o entrate che si sono verificate nel frattempo: nel caso denunciato sono stati spesi solo duemilacinquecento euro (ripeto duemilacinquecento) e, solo con riferimento a questa somma si deve provvedere alla regolarizzazione. Cosa che, a quanto è dato sapere, è già stata fatta. Il problema posto in consiglio dal consigliere Francesco Migali è stato quello della perentorietà del termine di 30 giorni previsto dal comma 5, che a suo dire avrebbe impedito all’Amministrazione di procedere alla ratifica della relativa delibera. Ma, risulta evidente che ci troviamo davanti ad un termine “ordinatorio”, per come si evince chiaramente dal fatto che, a differenza di quanto previsto dal comma 4, al suo mancato rispetto non è collegata alcuna decadenza e comunque è indicata come data ultima il 31 dicembre dell’anno in corso senza la condizione, espressamente enunciata per il caso della ratifica, della possibilità di procedere solo “se a tale data non sia scaduto il predetto termine”.
Per quanto attiene poi alle questioni relativi ai presunti “buchi di bilancio” c’è da dire che, all’accertamento in entrata dei canoni dovuti a tutti i comuni ricadenti nel Bacino Imbrifero del fiume Mesima, dalla società che gestisce la centrale elettrica sul Fermano e che andrebbero ripartiti tra gli Enti, questi canoni sino al 2013 dovevano essere versati al Ministero delle Attività Produttive, che poi avrebbe dovuto provvedere alla ripartizione. Visto che ciò, di norma, non accadeva, nella finanziaria 2013 hanno introdotto un codicillo che consente ai Comuni di richiedere direttamente il pagamento; quindi, il Comune di Galatro ha deciso di procedere direttamente, secondo il principio della solidarietà attiva (nel senso che nei confronti della società debitrice, in qualità di creditore solidale, il Comune di Galatro può pretendere il pagamento dell’intero, assumendosi poi la responsabilità della ripartizione con gli altri aventi diritto) e all’arch. Michele Politanò, responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Galatro, è stato dato l’incarico di determinare gli importi dovuti, con molta difficoltà nel lavoro, in quanto la materia ancora non trova punti di riferimento e orientamenti giurisprudenziali precisi.
In ogni caso, appena il tecnico incaricato ha comunicato di avere i conteggi, il Comune gli ha dato mandato per l’inoltro di una richiesta bonaria di pagamento, che è stata contestata dalla società per ragioni dal Comune di Galatro ritenute infondate. Per questo motivo, dopo una serie di scambi epistolari con la ICQ, l’architetto Politanò ha emesso una ingiunzione fiscale di pagamento immediatamente esecutiva dell’importo di € 231.914,32 per il recupero dei canoni dovuti dal 2009 (anno di inizio dell’esercizio) al 2015, avverso la quale proprio nei giorni scorsi è stata notificata al Comune opposizione innanzi al Tribunale Superiore delle Acque.
Con riferimento alla quota capitale di 100.000 Euro dell’indennizzo per ingiustificato arricchimento che, in forza di sentenza del Tribunale di RC, passata in giudicato e di successiva sentenza di ottemperanza emessa dal TAR nello scorso mese di maggio, l’ASP di Reggio Calabria, per le prestazioni termali rese dal Comune nel 2001, deve versare alle casse del Comune e, per tale credito (il cui ammontare comprensivo di interessi, rivalutazione e spese è di € 188.765,52 ) il Commissario ad acta nominato dal TAR ha già emesso l’atto di liquidazione, per cui a giorni il suddetto importo sarà sul conto del Comune presso la tesoreria comunale. In linea con le previsioni, la somma di € 188.765,52 sarà incassata nel corso di questo esercizio.
A questo punto qualcuno mi potrà domandare, perché sono intervenuto con questa “difesa d’ufficio”, peraltro non richiesta, del Sindaco e della sua Amministrazione? E se qualcuno mi domanda da che parte sto, non ho esitazione a dire che sto dalla parte dove sono sempre stato, dalla parte di Galatro e della difesa del suo buon nome, nonostante il deserto avanza sempre di più. Scriveva tempo fa il filosofo Emanuele Severino: “A chi mi domanda da che parte sto, rispondo che tutti stiamo dalla stessa parte, la parte dove il deserto cresce. Ma lo sguardo che vede crescere il deserto, non appartiene al deserto. Sta dall’altra parte. E in esso è la risposta ad ogni possibilità di salvezza”.
Intanto, non possiamo non costatare come sono tanti quelli che non si accorgono che tanti capricci, tante lotte inutili, e dannose per il nostro paese, nascondono solo l’avanzata del deserto e questa può essere fermata dando più spazio ai fatti e ai bisogni, che non alle inutili e dannose capricciose lotte che nulla hanno a che fare con Galatro e i galatresi… non abbiamo bisogno di analisi vuote o di sterili denunce, ma di uno sguardo sincero, leale e buono verso la nostra realtà. E penso che, per il bene del nostro paese e dei suoi abitanti, non c’è altra alternativa che riconoscere, nell’inferno o nel deserto che abbiamo intorno, quei luoghi e quei fatti che sono in grado di dare senso alla nostra quotidiana fatica, per tenere alto il buon nome del nostro paese… anche attraverso un serio e responsabile impegno in politica, per il quale c’è solo da rimboccarsi le maniche e mettersi all’opera, perché il lavoro, se c’è l’amore per il proprio paese, non manca!