GIOVANNI PASCOLI

Qualcuno si potrà chiedere: “Ma perché questo articolo su Giovanni Pascoli?”.
Perché il 6 aprile del 1912 a Bologna, moriva il celebre poeta . E io nel 2012, nel mio piccolo, l’ho voluto ricordare con un mio articolo… che oggi mi piace ripubblicare sul mio blog…

6 APRILE 2012: CENTO ANNI DALLA MORTE DI PASCOLI

Esattamente cento anni fa, il 6 aprile del 1912, moriva Giovanni Pascoli, uno dei poeti più conosciuti dagli italiani… Di lui diceva Asor Rosa che “mira alla realizzazione di una poesia sommessa e sobria, tutta imperniata su stati d’animo malinconici e ripiegati e su brevi, folgoranti quadretti di ispirazione paesistica, in cui dal profondo spuntano l’illusione cosmica, l’analogia con il destino  dell’uomo e con i colori della sua vita”.

Una delle sue poesie più belle, a mio avviso, è “I due orfani”:

Fratello, ti do noia ora, se parlo?»
«Parla: non posso prender sonno». «Io sento
rodere, appena…» «Sarà forse un tarlo…»
«Fratello, l’hai sentito ora un lamento
lungo, nel buio?» «Sarà forse un cane…»
«C’è gente all’uscio…» «Sarà forse il vento…»
«Odo due voci piane piane piane…»
«Forse è la pioggia che vien giù bel bello».
«Senti quei tocchi?» «Sono le campane».
«Suonano a morto? suonano a martello?»
«Forse…» «Ho paura…» «Anch’io».
«Credo che tuoni:
come faremo?» «Non lo so, fratello:
stammi vicino: stiamo in pace: buoni».

«Io parlo ancora, se tu sei contento.
Ricordi, quando per la serratura
veniva lume?» «Ed ora il lume è spento».
«Anche a que’ tempi noi s’aveva paura:
sì, ma non tanta». «Or nulla ci conforta,
e siamo soli nella notte oscura».
«Essa era là, di là di quella porta;
e se n’udiva un mormorìo fugace,
di quando in quando».
«Ed or la mamma è morta».
«Ricordi? Allora non si stava in pace
tanto, tra noi…» «Noi siamo ora più buoni…»
«ora che non c’è più chi si compiace
di noi…» «che non c’è più chi ci perdoni».

Ognuno è solo. Ciò che domina è la paura. Ogni affermazione è incerta. L’unico rimedio  stringersi vicini. E’ qui la sorgente etica di Pascoli. I due orfani affermano di aver bisogno del perdono; è una intuizione davvero eccezionale: che la compagnia sia perdono, perdono di un male che, se non è del tutto nostro, non ci lascia tuttavia del tutto irresponsabili.

E’ questa la miglior figura dell’umanità senza Cristo, quella che ha determinato in Pascoli, il fascino del primo socialista. Non c’è alternativa che riconoscere il Fatto o subire la nostalgia del genio che intuisce la risposta. Non c’è genio umano, infatti, che non sia profeta di Cristo. La grande lotta è tra l’onda invadente di un sentimento inane e l’affermazione della ragione, della volontà, della libertà, dell’affezione. E’ in questa lotta che Cristo è entrato.

 

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