GRAZIE A TUTTI…
Dal 22 febbraio scorso, sulla mia bacheca, vi è tutto un susseguirsi di link che richiamano al mio sito web, dove sto inserendo (diciamo pure che è mio cognato Momo che fa tutto!) tanti miei articoli pubblicati negli anni passati.
Tanti amici mi hanno chiesto di poter rileggere alcuni miei vecchi articoli, per questo, ogni volta che Momo ne inserisce qualcuno sul sito, lo condivido anche sulla mia pagina facebook, anche se, più di una volta, mi è venuto da pensare che tale “insistenza”, da parte mia, nel ri-proporre i miei articoli possa stancare: se è accaduto questo, anche per uno solo dei miei amici, chiedo scusa… Ma, non riesco a non pubblicare gli articoli che, con tanta fatica ma altrettanta pazienza e passione, Momo inserisce, cercando di creare anche la sezione adatta per il contenuto dell’articolo.
A costo di sembrare presuntuoso, voglio dire che continuerò a mettere i miei articoli, anche perché i riscontri e le “sorprese” che s’incontrano per strada (come l’intervento inaspettato di Stella Pancallo!) fanno capire che vale la pena giocarci fino in fondo.
Ho realizzato il sito web il 22 febbraio e, in meno di venti giorni, il contatore segna più di 16.000 accessi: penso che questo sia un dato indicativo della ricerca e del segno dell’appartenenza, di tanti nostri compaesani lontani, al nostro piccolo borgo.
Scriveva Cesare Pavese che
“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti…”.
E penso proprio che da coloro hanno più bisogno di sentire il contatto con la loro terra, che vogliono sapere che anche quando non ci sono li aspetta, mi provengono i maggiori incoraggiamenti a continuare ad arricchire il mio sito con articoli su Galatro, la sua storia, le sue tradizioni… il suo passato così come il suo presente!
Tutti voi penso che sappiate dei “venticinque lettori” di manzoniana memoria:
“Pensino ora i miei venticinque lettori…”.
Così come Giovannino Guareschi conclude le “istruzioni per l’uso” del suo Diario Clandestino con queste parole:
“Comunque il libro è qui. Se la vedano i miei ventitré lettori. Se non va bene, vuol dire che la prossima prigionia farò meglio…”.
Ora, mi è chiaro abbastanza che non posso essere folle a tal punto, da pretendere di avere più lettori del Manzoni o di Guareschi, quindi mi accontento di meno, di molto meno: a me ne basta solo “uno”, mi basta sapere che anche solo una persona legge quello che scrivo e, per quella sola e “unica” persona, vale la pena di giocarmi in tutta la fatica che, una operazione come questa nella quale mi sono avventurato, comporta.
Mi ha sempre affascinato un pensiero di Tolstoj:
“Se mi dicessero che posso scrivere un libro in cui mi sarà dato di dimostrare il mio punto di vista su tutti i problemi sociali, non perderei un’ora per un’opera del genere. Ma se mi dicessero che quello che scrivo sarà letto fra vent’anni da quelli che ora sono bambini, e che essi rideranno, piangeranno e s’innamoreranno della vita sulle mie pagine, allora dedicherei a quest’opera tutte le mie forze”.
Ecco, mi basta sapere, nel mio piccolo, che se una sola persona, oggi o chissà quando, si fermerà a ridere, riflettere, ricordare o piangere su quanto io ho scritto… ebbene tutte le mie fatiche sono state ampiamente ripagate.
Grazie a tutti… e, lo ripeto non solo come modo di dire, se vi sto annoiando… non lo faccio apposta!