IL SUICIDIO… FRANCESCA… MORIRE ALLA RICERCA DELL’INDISPENSABILE…
Il suicidio… ti domandi “quale male di vivere raccoglie?”. Proprio su questo terribile problema, sono intervenuto, sulla pagina facebook di un amico, con uno dei miei articoli che ho più “sentito e sofferto”, pubblicato su proposte nel 1992.
FRANCESCA… MORIRE ALLA RICERCA DELL’INDISPENSABILE…
Francesca, una brava ragazza, una studentessa universitaria di 21 anni, ha scelto di morire suicida nei bagni della stazione Tiburtina di Roma, nella notte tra il 15 ed il 16 maggio. Era una ragazza intelligente e bella, veniva da una famiglia benestante ed era molto legata ai genitori, al fratello ed al fidanzato. Agli esami di maturità aveva preso il massimo dei voti, ed all’università era in regola con gli esami. Dunque una ragazza “modello”. Quindi è legittimo che uno si domandi: “perché l’ha fatto?”…
Per rispondere a questo perché Francesca ha lasciato una lettera di tre pagine ai genitori per dire: “Ho avuto nella vita il necessario ed il superfluo, ma non l’indispensabile”. Non posso non chiedermi cosa c’è dietro quella parola: “indispensabile”…? C’è, forse, il problema di un’adolescenza mal sopportata con tutte quelle sue domande esagerate che pretendono qualcosa che non può esistere? Oppure c’è dell’altro?…
A rileggere la lettera di Francesca, si palesa quanta onestà umana ci sia in questa morte: essa testimonia la grande assenza che avvolge di sé l’esistenza di tutti… anche se non mancano palliativi a questa grande assenza, talvolta presentati come optional religiosi per la vita, oppure deprimenti consigli di mistica elevazione.
Questa morte, però, dice anche che il cuore, l’essenziale o, l’indispensabile come lo chiama Francesca, non può del tutto morire… il cuore non può sopportare, anche in istanti di ultima povertà, che sia sparito “l’indispensabile”…
Ed anche se è peggio di un pugno allo stomaco, trovo importante che, genitori e figli, provino ad interrogarsi sul drammatico e lacerante grido che esplode in questa lettera lasciata da Francesca.
Pubblicato a Giugno 1992Carissimi mamma e papà, ho commesso un gesto che molto probabilmente non mi perdonerete e di sicuro non potrete mai capire. Vi imploro di trovare la forza di leggere questa lettera fino in fondo, e comunque è essenziale che conosciate il contenuto della presente fino all’ultima riga.
Non avrei mai pensato di arrivare a prendere una decisione di questo genere, ma, credetemi, non avevo altra scelta. Mi rendo perfettamente conto di quanto possa apparire folle un gesto così assurdo da parte di una ragazza che, in apparenza, aveva la maggior parte delle fortune che una persona possa desiderare. Mamma, papà, vorrei tanto spiegarvi perché ho preso questa decisione, ma vi assicuro che mille pagine non mi basterebbero per farlo, né sarei in grado di farvi capire i tanti motivi che mi hanno spinto a questa triste decisione. Sicuramente vi starete chiedendo dov’è che avete sbagliato, ma purtroppo non credo che potrete mai capirlo.
Posso solo dirvi che mi avete dato il necessario e il superfluo, ma non l’indispensabile… Sto cercando di dirvi che avreste dovuto preoccuparvi un pò meno di quanto mangiavo e molto di più della mia vita, delle mie carenze, della mia pigrizia, della mia malinconia, dei miei problemi, dei miei desideri, dei miei sentimenti, delle mie delusioni. Non avete preteso da me cose che non si possono non pretendere. Non mi avete insegnato cose che non si possono non sapere e non saper fare, non mi avete detto né trasmesso niente di utile, non mi avete mai consigliato, indirizzato, spronato in nessuna occasione. Avete fatto in modo che io e il mondo, io e la vita reale fossimo due cose perfettamente estranee, inconciliabili. Mi avete parlato solo di voi, non mi avete mai chiesto di me; di me sapevate solo la data di nascita, anche se credevate di conoscermi bene. In realtà conoscete molto meglio qualunque persona con la quale avete parlato anche per pochi secondi.Non vi sto accusando di non avermi voluto bene, di non esservi sacrificati abbastanza per me, tutt’altro. Di bene me ne avete voluto anche troppo, di sacrifici ne avete fatti anche troppi, e forse l’errore più grave che avete commesso è proprio quello. Credo che l’essere viziati e iperprotetti da tutto ciò che riguarda il mondo reale, sia tanto negativo quanto l’essere poco amati.
Voglio che sappiate che non ho rancori verso di voi, perché so che se avete sbagliato l’avete fatto per eccesso di amore, per darmi quello che non avevate avuto, per non farmi fare i sacrifici che voi avete dovuto affrontare.
So anche che se non avete notato segnali preoccupanti, non avete dato importanza a cose essenziali, né cercato di modificare tante cose che non andavano è perché avete avuto sempre tanti problemi da risolvere, tanti dolori e tante preoccupazioni, quindi non ve ne faccio una colpa. Per ogni vostro errore, piccolo o grande che sia, avete tante di quelle giustificazioni ed attenuanti che non posso non perdonarvi.
Se non vi ho comunicato i miei bisogni, i miei problemi e le mie angosce, l’ho fatto per non darvi ulteriori preoccupazioni, o perché anch’io non mi rendevo conto di tante cose, o perché mi vergognavo, o perché non avreste potuto capire e soprattutto non avreste potuto fare niente per cambiare qualcosa.
Ho passato 21 anni senza vivere, 21 anni di sofferenza e anormalità, di piccole violenze che si sommavano una dopo l’altra ed erano così sottili che neanche mi rendevo conto di subirle. Ho 21 anni, ma ho la stessa maturità, indipendenza, esperienza di vita di una bambina di sei anni e niente e nessuno avrebbe mai potuto farmi recuperare 15 anni di vita: non c’erano le condizioni esterne né interne. Non ho sperimentato cose che chiunque ha sperimentato, non ho provato neanche un’emozione che chiunque ha provato, non ho visto né sentito, né vissuto personalmente niente che facesse parte della realtà. Tutto questo, mamma e papà, solo in parte è dipeso da voi. Nella maggior parte dei casi è dipeso dalla sfortuna, dal caso, dalla natura e spesso dalla mancanza di persone che non ho conosciuto e che avrei dovuto conoscere, dalla lontananza o assenza di figure essenziali, dalla presenza di modelli negativi, da persone che non avrei mai dovuto conoscere e che invece ho conosciuto, sia che adesso non ci sono più, sia che ci sono ancora.
Non avrei saputo affrontare nessun cambiamento, nessun ostacolo concreto, neanche il più piccolo. Non sarei stata in grado di conservare nessuna amicizia, né di farne nessuna, non avrei raggiunto nessun risultato, neanche il meno ambizioso e il più scontato. Non avevo una vita, ero nata sulla Terra ma vivevo su un altro pianeta. Di tutto questo, e di molto altro ancora, fino a qualche tempo fa non avevo avuto modo di rendermi conto, o me ne rendevo conto solo in piccola parte. Sono state una serie di cose, tante cose accadute o cose inevitabili, che mi hanno messo di fronte alla realtà. Soprattutto, sono state alcune, anzi una serie di coincidenze, che mi hanno spinto a prendere questa decisione, non per loro stesse, ma per tutto quello che hanno messo in luce.
Mi rendo perfettamente conto che tutto quanto ho vissuto fino adesso sia non solo estremamente doloroso, ma anche incomprensibile. Solo (…) e il dottor (…) erano al corrente del mio proposito di suicidio, sono a conoscenza di tante cose. In realtà nessuno dei due ha capito nulla delle mie disperazioni essendo cose troppo incredibilmente difficili da capire non avendole vissute.
Non pretendo il vostro perdono, né quello di Dio, né di nessun altro. So perfettamente quanto sia grave quello che ho fatto e quanto soffrirete per causa mia, ma voglio chiedervi un favore: non ripetete il mio gesto, non ritenetevi responsabili. Dovete continuare a vivere per voi e per mio fratello.
Pregherò per voi.
Spero fortemente che il gesto di Francesca non sia stato vano perche’ anche lei avrebbe avuto il diritto di vivere come me che soffro molto per non avere ricevuto l’indispensabile da coloro che decidettero di procrearmi e nessun’altro su questa terra potra’ colmare queste carenze; tuttavia non esiste nessuna ragione che meriti di sacrificare l’esistenza. La capisco molto bene e mi ritrovo nelle sue parole, la sua essenza vive con noi tutt’ora e la sua testimonianza è preziosa perché mi aiuta a capire che non sono sola a vivere questo disagio e che la percezione della mia sofferenza – che credevo sproporzionata – è invece realistica. Quindi basta credere di fare dell’autolesionismo perché il sacrosanto dolore che provo quotidianamente è reale e chissa’ se avro’ la rivincita. Ringrazio il web di avermi dato la possibilità di scoprire un amaro aspetto della realta’ che mi circonda.
Grazie a te per la tua testimoninanza. Comunque la vita è un dono troppo grande e va vissuta ovunque e comunque. Il mio articolo, per come ho scritto, l’ho voluto intendere come una provocazione… soprattutto per tanti genitori che non si rendono conto che “l’essenziale viene prima del superfuo e del necessario”… E non oso neanche pensare ad un genitore che si ritrova la figlia morta che lascia una lettera così. Grazie a te per l’intervento.