INCONTRO CON UMBERTO DI STILO: “LO SPAZIO DI SAN GIUSEPPE A GALATRO TRA DEVOZIONE E TRADIZIONE”

Nell’anno Giuseppino, voluto da papa Francesco per ricordare il 150.mo anniversario di San Giuseppe patrono della Chiesa, il parroco di Galatro, don Natale Ioculano, ha pensato di organizzare degli incontri per scoprire “lo spazio di San Giuseppe a Galatro“, tra devozione e tradizioni di secoli di storia. Giovedì 11 marzo alle ore 19.00, ha avuto luogo il primo incontro, sulla piattaforma Zoom, con il Professore Umberto Di Stilo dal tema “Alla ricerca di San Giuseppe tra devozione e tradizioni popolari a Galatro”. La relazione del prof. Di Stilo ha messo in evidenza come le radici della devozione a San Giuseppe nel nostro paese, affondano sin dal tempo della presenza dei monaci Basiliani a Galatro i quali, soprattutto nelle feste del Natale e in alcune feste Mariane, hanno reso presente anche l’importanza di Giuseppe, Padre Putativo di Gesù. Dalla storia che emerge dai documenti delle varie visite pastorali nel nostro paese, siamo venuti a conoscenza che a Galatro vi era nella chiesa dell’Immacolata, distrutta poi dal terremoto del 1783, la presenza di un altare dedicato a San Giuseppe con l’obbligo di celebrare almeno 12 messe l’anno. Dopo il terremoto il culto del Santo è continuato nella nuova chiesa Parrocchiale di San Nicola nella quale, prima in uno “stipo” del salone parrocchiale e, successivamente, in Chiesa entrando sulla sinistra vi era esposta una statua di San Giuseppe per la pubblica venerazione fino agli anni settanta.

Anche nella Chiesa Maria SS. della Montagna, parrocchia autonoma fino al 1986, anno dell’avvenuta unificazione delle due Parrocchie, vi era una cappella gentilizia dedicata a San Giuseppe. “Lo spazio di san Giuseppe”, pur circoscritto negli anni, è stato notevole a Galatro al punto che fino agli anni settanta in entrambe le parrocchie aveva luogo la processione in suo onore. Legata alla festa di San Giuseppe  ha resistito, fino a qualche anno fa, la tradizione denominata “’U cumbitu” (il convito) o, come era chiamato nel catanzarese, “’U banchettu”,  che caratterizzava la ricorrenza festiva di San Giuseppe: il giorno di San Giuseppe, in quasi tutte le famiglie dei proprietari terrieri, spesso per sciogliere qualche “ex voto” ma anche come rito propiziatorio per un abbondante raccolto agricolo, si organizzava il “Convito” (o “Tavolata”) al quale erano chiamate a partecipare le persone più povere del paese o del rione, tre delle quali dovevano idealmente impersonare la Sacra Famiglia. Questa tradizione è stata importata a Galatro da altri luoghi e, per lungo tempo, ha permesso a tante famiglie povere di poter vivere nella festa di san Giuseppe un giorno diverso dagli altri: le famiglie povere che bussavano, oppure erano invitate dalle famiglie più ricche, hanno trovato le pietanze tipiche di questo giorno, che erano la pasta con i ceci e le zeppole di San Giuseppe. La traccia di tutto questo oggi è solo nella memoria dei più anziani per cui una domanda sorge spontanea: “Qual è lo spazio di san Giuseppe presente ai nostri giorni?”. È difficile poter documentare “quanto spazio” ha oggi San Giuseppe nel cuore dei fedeli, ha affermato il prof. Di Stilo, dicendosi comunque convinto che la figura di san Giuseppe ha contribuito non poco nella formazione spirituale dei fedeli di Galatro sia nel passato, sia dopo l’unificazione delle parrocchie, quando non si ha più traccia neanche delle statue prima venerate, anche se i parroci succedutisi nel tempo non hanno mancato di presentare San Giuseppe come modello di vita nelle varie occasioni legate al Santo e al suo stretto legame con la Beata Vergine Maria.

Ancora è presto per tirare le somme di cosa ha rappresentato questo “anno Giuseppino”, e anche se non sarà facile quantificare “lo spazio” che il Santo occupa nella formazione e nella spiritualità dei Galatresi, si può notare che è ancora presente, soprattutto nelle persone adulte, ed è un fatto che si manifesta in tutta la sua evidenza nella numerosa presenza di fedeli alla novena settimanale che si sta svolgendo in preparazione alla festa del 19 marzo. Sarebbe bello che in questo anno Giuseppino si riuscisse ad affascinare anche le giovani generazione di modo che “lo spazio” non solo si dilati ma continui a produrre i frutti di grazia che sono iniziati proprio quando a san Giuseppe, in sogno, l’angelo dice: “Giuseppe, figlio di Davide, non esitare a prendere con te Maria tua sposa perché quello che è nato in lei viene dallo Spirito Santo”.

La straordinaria vicenda di Giuseppe ci testimonia che il cristianesimo è una storia semplice per la gente semplice, perché è grazia, perché è un avvenimento capace di portare serenità nei cuori, quella serenità che ai giorni nostri è spesso assai difficile da trovare, ma seguendolo nella sua umiltà ci si trova a percorrere un cammino capace di condurre il cuore alla pura e semplice serenità, su una strada a volte impervia, ma che vale la pena percorrere perché ci indica come nella purezza di un cuore capace di amore e rispetto per la volontà di Dio sulla nostra vita, spesso difficile da capire e vivere pienamente (così come è accaduto a Giuseppe), si possa vedere la luce e l’amore,  in grado di dare la pace del cuore anche in situazioni difficili.

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