“L’HO SCRITTO PER NATALE…” UNA MIA RACCOLTA DI SCRITTI SUL NATALE CON LA PREFAZIONE DI DON NATALE IOCULANO
Ci stiamo avvicinando al Natale, ma ancora una volta dobbiamo costatare che oggi di Cristo non si parla tra persone “educate”, neanche in tante Chiese, dove è stato ordinato di rispettare il “politically correct” imposto dal “nuovo potere”: il pregiudizio anticristiano è talmente forte e radicato da avere pesantemente condizionato anche il mondo cattolico, per cui è diffusa l’opinione che anche i cristiani debbano limitarsi a denunciare il male, le contraddizioni della società, magari con una inutile infarinatura di “valori cristiani”… ma guai a parlare di Gesù Cristo salvatore e redentore del mondo!
Ma io voglio essere “politically incorrect”, per ricordare l’evento più importante della Storia: la nascita di Cristo. Anche perché non credo che vi sia nella storia dell’arte cristiana un “avvenimento” che abbia avuto più riproduzioni plastiche o pittoriche di quello della nascita di Gesù a Betlemme, anche se bisogna riconoscere che, spesso, non si riesce a superare la soglia di un compiacimento estetico o sentimentale, perché siamo impregnati di tanto paganesimo che abbiamo intorno, che rischia di venire meno la consapevolezza dei segni che la tradizione e la storia ci hanno consegnato.
E anche se oggi, in tante case non c’è più traccia del presepe o di altri segni cristiani, io richiamandomi a Dostoevskij non smetto di ripetere che: “Al mondo c’è stato soltanto un personaggio bello e positivo, Cristo, tantoché l’apparizione di questo personaggio smisuratamente, incommensurabilmente bello costituisce naturalmente un miracolo senza fine… Tutto il Vangelo di Giovanni è concepito in questo senso: egli trova tutto il miracolo nella sola incarnazione, nella sola apparizione del bello”.
Negli anni passati, nei giorni precedenti il Natale, ho sempre pubblicato qualche mia piccola riflessione, che oggi ho riunito in una raccolta dal titolo “L’ho scritto per Natale…”, pubblicazione che vuole essere il mio modo di condividere qualcosa di me, con i miei amici, in questo particolare periodo dell’anno che è il Natale: come un perfetto tassello che si va a collocare all’interno di un grande mosaico che altro non è se non la meravigliosa, quanto affascinante, avventura della vita di ciascuno di noi.
Ho chiesto al nostro Parroco, don Natale Ioculano, di presentare questa mia raccolta, e lo ringrazio per quanto ha scritto nella sua prefazione (che anticipo in questo articolo) e per il fatto che, a cominciare dall’inizio della novena, metterà a disposizione di tutti la pubblicazione della mia raccolta nella nostra Chiesa e se qualcuno, liberamente, vorrà lasciare una offerta, questa andrà come contributo per i lavori che sono stati fatti in parrocchia.
Mi auguro solo che, per chi andrà a curiosare in questi miei scritti, il tempo dedicato a questa lettura non sia del tempo perso, come quei brani che, dopo averli letti, li si butta via come si fa con la sigaretta quando è arrivata alla fine. E, facendo mie le parole del Manzoni, se sono riuscito soltanto ad annoiarvi, credetemi non l’ho fatto apposta! Anzi, vi assicuro che credo, fortemente e fermamente, in tutto quello che ho scritto.
PREFAZIONE A “L’HO SCRITTO PER NATALE…”
Don Natale Ioculano
Parroco di Galatro
Ho letto e, per la loro bellezza evocativa, ho riletto più volte gli articoli sul Natale scritti da Michele Scozzarra in tempi diversi e in anni distanti tra loro. Da attento osservatore qual è, e per la magnifica capacità di concettualizzare ed esprimere nei suoi articoli l’andamento della società oltre che il sentire di molti i quali si riconoscono nei suoi scritti e vedono in essi espressi i loro pensieri. Nella presente opera di denuncia e di proposta, traspare il desiderio che non si perda una festa come il Natale del Signore perché, come acutamente osserva, il tempo, con tutto ciò che è connesso con esso, ha svuotato di significato il Natale trasformandolo in un contenitore vuoto, basti pensare come ogni anno, a partire da metà novembre, la TV ci offre mille definizioni sul Natale ma nessuna di esse rivela la sua vera essenza e il suo significato.
Il libro è quindi una raccolta che dal primo articolo, ‘Presepe in casa Scozzarra’, che funge anche da introduzione, all’ultimo ‘Alla ricerca di un Cristo vivo’, da una parte denuncia il continuo lavorio della società di consumi che per raggiungere il suo scopo non ha risparmiato nemmeno il Natale, dall’altra, con il suo limpido giudizio di fede, invita tutti a riappropriarsi di questa bellissima festa.
Il Natale, una festa magicamente rappresentata dal presepe, ricco simboli come molti dei personaggi che lo compongono. A questi è dedicato in modo particolare un articolo: ‘Natale nel mistero del presepio dietro le sue figure’, nel quale si apprende che essi non sono frutto della fantasia o dell’estro artistico di chi compone il presepe ma rimandano al mistero di salvezza universale che la nascita di Gesù ha inaugurato in un tempo preciso. Evento salvifico nella storia che continuerà fino alla fine dei tempi quando si entrerà nel mistero stesso dell’amore misericordioso di Dio.
Oltre al desiderio/invito di riappropriarsi del Natale c’è un altro tema che attraversa tutti gli articoli ed è la famiglia. La familiarità con il Salvatore, iniziata appunto con il suo farsi uomo, nascendo come tutti in una famiglia, è non solo il principio di unità ma anche il garante della stessa. Una famiglia che si riscopre unita intorno al presepe, non solo radunata davanti alla TV, come l’autore precisa, è una famiglia in cui ancora il Natale mantiene il suo vero significato.
Gli articoli, uno dopo l’altro, con le loro costanti, accompagnano il lettore dentro il viaggio stesso della vita che proprio perché viaggio non è mai ripetitivo e procede verso una meta che è, ripeto, l’invito a riappropriarsi del Natale e perciò del significato e della bellezza della vita. Vale veramente la pena leggerli.
Concludo con un passo di un grande teologo, Hans Urs Von Balthasar, questi per lo stesso motivo dell’autore di questa raccolta di articoli, ripropone il fascino del Natale. Egli parte dall’esperienza dei pastori ai quali l’annuncio dell’angelo “ha lasciato nei loro cuori uno splendore di gioia umano, una luce di gioiosa attesa… che li fa mettere in cammino verso Betlemme… Essi vogliono vedere la parola che è accaduta… E adesso essi se ne vanno, il cielo alle loro spalle, e davanti il segno sulla terra. Ma, Dio, che segno! Non il bambino. Ma un bambino. Un bambino qualunque… avvolto in fasce. Così che egli non possa muoversi, se ne sta lì come incatenato nelle bende in cui la cura di altri si è premurata di avvolgerlo. La mangiatoia in cui giace non è a sua volta nulla di particolarmente elevato, nulla che ricordi anche solo da lontano la gloria celeste di cui cantavano gli angeli… I pastori credono alla parola. La parola li distoglie dal cielo alla terra, e mentre si mettono in cammino su questa via, dalla luce verso l’oscurità, dallo straordinario verso l’ordinario, dalla solitaria esperienza di Dio verso quella in mezzo agli uomini, dalla ricchezza di lassù alla povertà di quaggiù, essi hanno la conferma: il segno corrispondente alla descrizione. Solo ora la loro gioia sbigottita nello splendore celeste diventa una gioia del tutto rilassata, umana, cristiana. Perché coincide. E perché coincide? Perché il Signore, Dio nell’alto dei cieli, ha percorso la stessa via che hanno percorso loro: egli lascia la sua gloria alle sue spalle e va nel mondo oscuro, nella banale figura di un bambino, nella non-libertà della costrizione e dei legami umani, nella povertà di un presepe. Questa è la parola avvenuta… d’ora innanzi la storia dell’umanità non è solamente una storia che avanza gradualmente verso di Lui, bensì anche una storia che discende da Lui, una storia con Lui e in Lui”.
Una risposta
[…] Vedi anche: http://www.michelescozzarra.it/lho-scritto-per-natale-una-mia-raccolta-di-scritti-sul-natale-con-la-… […]