Limbadi 29 luglio 1988 – SECONDA GIORNATA DEL CONTADINO
Il 29 luglio del 1988 ho scritto su Proposte, sulla seconda edizione della “Festa del contadino” a Limbadi. Una manifestazione che con il passare degli anni è diventata sempre più “imponente”, al punto di essere considerata tra le sagre più importanti della Calabria.
Però penso che, con il passare del tempo, si è perso il senso dell’originale “fisionomia” che ha dato origine a questa manifestazione. Non più inserita nell’ambito dei festeggiamenti in onore di san Pantaleone, piano piano, è diventata una sagra come le altre, forse più affollata di altre, ma senza alcun nesso con il richiamo al mondo contadino.
Bisogna dire che resta sempre una grande manifestazione che coinvolge tanta gente, per questo nel riproporre questo mio articolo voglio ricordare gli inizi, forse con il celato desiderio che l’originale intuizione di rendere omaggio ai contadini “almeno per un giorno all’anno”, possa ritornare un’idea da riprendere.
Limbadi 29 luglio 1988 – SECONDA GIORNATA DEL CONTADINO
Insediato tra i luccicori del primo banco, staziono dentro la Chiesa di Limbadi: è un venerdì di luglio particolare, sotto la protezione di San Pantaleone viene celebrata la “II giornata del contadino”.
Da un piccolo paese di provincia ci si aspetterebbe il culto tradizionale dell’ovvio: le solite bancarelle, i soliti triti e ritriti discorsi, i soliti stands. Invece nel lungo corso di Limbadi, un nerbo di volontari sta dando luogo a qualcosa di eccezionale, di insolito, di difficilmente realizzabile nelle solite sagre paesane.
Mimmo Grillo, ottimo organizzatore, ha così spiegato i motivi di questa festa: “Abbiamo voluto anche quest’anno inserire, nel contesto dei festeggiamenti in onore di san Pantaleone, la serata dedicata al mondo contadino. Questa nostra terra, relegata ai margini del progresso, afflitta da piaghe secolari e apparentemente incurabili, abbandonata a se stessa, ha bisogno di questo genere di manifestazioni e di ogni altra genuina espressione del popolo, che possa contribuire alla rivalutazione del concetto negativo che si ha della nostra Calabria nel mondo”.
Anche se la giornata è in onore dei contadini, ci sono impiegati, artigiane, casalinghe, operai, studenti, giovani, anziani, ragazzi: un grande esercito di volontari, tutti in maglietta bianca, che lavorano sodo dietro i vari stands. Nessuno li pagherà, anzi qualcuno può darsi pure che ci abbia rimesso di tasca propria.
Sono presenti nel corso di Limbadi molte esperienze di lavoro artigianale, ed a muovere tutte queste persone non è stata solo la preoccupazione, un po’ campanilistica, di far conoscere le “cose” di casa propria, ma più propriamente, quella di far trasparire l’enorme ricchezza insita nel lavoro dell’uomo, nella sua fatica e nella sua intelligente creatività.
E ognuno ha presentato i propri piatti caratteristici: Caroni i tagghijarini, Mandaradoni i durci i casa, Motta i satizzi, San Nicola i Gajozza, Badia di Limbadi i zzippuli. Ed ancora Rombiolo è intervenuto con il formaggio, Silinga cu ‘a ‘ndujia, Ricadi cu i cipujia, Caria di Drapia cu ‘a suriaca, Badia di Nicotera con le frittelle.
Si sente il paese esaltarsi della propria forza morale: ciascuno attua l’offerta di sé, sia che sia stato dietro la cassa, o abbia preparato gli stands, oppure sia stato tutto il pomeriggio dietro i fornelli.
Non è la gramigna di un comizio, né la forzatura di una scelta politica, neanche una finta operazione culturale: questo venerdì di festa limbadese è la patente esibizione di una volontà comunitaria che infrange ogni precetto ideologico.
Questa festa, sottilmente, può rappresentare anche una proposta provocatoria per i nostri paesi: il messaggio di solidarietà, amicizia e cultura che esprime, testimonia come l’uomo di oggi può vivere ricco e comodo, senza zappare e senza far pascolare le mucche, ma non potrà mai pensare di poter fare a meno delle esigenze fondamentali di comunità, di religione, di lavoro creativo, di rapporto con l’ambiente e le sue tradizioni.
Apparentemente la festa sembra si svolga secondo un copione già provato lo scorso anno, anche se sul palco al posto dei Calabriselli di Limbadi c’è un’orchestra Romagnola. E ogni volta che mi ritrovo a guardare verso il palco, mi viene la pelle d’oca: riprovo le sensazioni dell’anno prima, come se da un momento all’altro dovesse riapparire il mio amico Salvatore Cuiuli, con il suo elegantissimo smoking, il suo cordialissimo sorriso, la sua grande simpatia per condurre la serata. Ma questo può accadere solo nella memoria della festa dello scorso anno, perché c’è un funesto 8 dicembre che rende impossibile questo desiderio. E, per la cronaca, voglio qui ricordare che il Comitato San Pantaleone, ha voluto onorare la memoria di questo mio giovane amico, con una targa ricordo consegnata alla famiglia durante la “I giornata del medico” che si è svolta nella chiesa di Limbadi il 27 luglio u.s.
E non è per bieco sentimentalismo nel parlare della gioia e dell’entusiasmo di questa festa limbadese, ricordare il sorriso e l’impegno di Salvatore.
Con questa seconda edizione della “festa del contadino” Limbadi ci fa provare una bella emozione estiva, una possibilità di gustare un momento di festa, offerta da un paese della Calabria dove la gente, per una serata, s’è messa arditamente in proprio, ha dato vita alla propria creatività rispondendo pienamente al bisogno di esprimere una nostra autentica realtà regionale, non riducibile all’immagine di mafia e clientelismi, ma ricca invece di umanità, creatività ed antica sapienza. Legata alla terra e alle tipiche attività artigianali e contadine, c’è infatti tutta una tradizione secolare che è nostro dovere cercare di non fare morire.
La serata di conclude con una grande soddisfazione generale, anche Mimmo Grillo è stanco ma soddisfatto, le sue fatiche sono state premiate perché la gente ha partecipato in tutto alla serata e la festa c’è stata davvero. Ed anche se durante la serata ha annunciato che l’anno prossimo non si potrà più impegnare, sembra che mentre passava davanti la Chiesa di San Pantaleone, per ritornare a casa, qualcuno l’ha sentito bisbigliare: “ci ritroveremo l’anno prossimo per la “III giornata del contadino”…