RICORDANDO SUOR ELENA, SUOR GINETTA E SUOR TERESA
Qualche giorno addietro ho pubblicato, sulla mia pagina facebook, un pensiero veramente stupendo, da incorniciare, espresso da tre suore che hanno veramente “servito e amato” il nostro paese: “Galatro… non lo cercate sulla carta geografica perché non lo trovereste, ma vi assicuriamo che è il paese più bello che noi abbiamo avuto la fortuna di “servire”. Assomiglia molto ai paesi della Palestina: case piccole, modeste, aggrappate un po’ in collina e un po’ nella valle del fiume. Le sue strade sono strette e tortuose, ma i suoi abitanti sono di una apertura meravigliosa…” (così suor Teresa, suor Ginetta e suor Elena hanno descritto il nostro paese nel 1979).
Verso la fine dell’anno 2009 era rimbalzata la notizia di un possibile ritorno delle suore a Galatro. E’ stata l’occasione per ricordare una mia vecchia intervista alle suore che, dopo il mio post sul web, da più parti mi è stata sollecitata la ripubblicazione.
SALUTANDO IL RITORNO DELLE SUORE A GALATRO
UN PENSIERO DI GRATITUDINE PER QUELLE CHE CI SONO GIA’ STATE
“Sono in fase avanzata le trattative per far tornare le suore a Galatro e, se tutto andrà per il verso giusto, nella prossima primavera sarà riaperto l’appartamento che ha ospitato per anni le religiose dell’Ordine di don Luigi Guanella”: con queste parole il nostro don Cosimo, nei giorni scorsi, ha dato l’annuncio del ritorno delle suore nella nostra Parrocchia.
Questa notizia, da un lato, ci riempie di gioia perché si possono riprendere tante attività della Parrocchia svolte dalle suore, quali le visite ad anziani e ammalati o le più svariate iniziative per la formazione dei ragazzi; dall’altro ci porta, andando indietro con la memoria, a rivedere i volti delle suore che sono già state in mezzo a noi ed esprimere la nostra gratitudine ed il nostro affetto soprattutto verso suor Teresa Brandolese, suor Ginetta Siviero e la compianta suor Elena Fogo ed a quante dopo di loro si sono avvicendate nella nostra Parrocchia.
Molti sono i ricordi e tanta la voglia di esternarli… anche se sono consapevole che molti ricordi sono rimasti scolpiti nel cuore di ognuno di noi, che ha avuto modo di stare vicino alle suore, come bagaglio inesprimibile e prezioso di tutto quel periodo il cui ricordo è ancora vivissimo.
Proprio per questo senso di gratitudine, mi piace salutare la notizia dell’arrivo delle nuove suore, con una mia intervista a suor Teresa, suor Ginetta e suor Elena, pubblicata il 14 ottobre del 1979 su “il Gruppo”, come caro ricordo e segno di riconoscimento e gratitudine per la missione che, per molti anni, hanno svolto nella nostra comunità.
LE SUORE A GALATRO: UN ANNO DOPO
Ottobre 1978: arrivano a Galatro tre suore, c’è molta attesa, anche questo è un segno.
Ottobre 1979: è da un anno che le suore sono in mezzo a noi.
Abbiamo voluto ricordare questo anniversario, facendo in modo che le stesse suore ci parlassero della loro permanenza a Galatro.
In un incontro molto amichevole, abbiamo parlato a lungo, raccogliendo una testimonianza che pensiamo di dover comunicare.
“Per me l’ideale era di arrivare in Calabria – dice suor Ginetta – sono stata sempre insieme a delle suore calabresi e mi hanno parlato sempre bene della gente di Calabria. Dove mi trovavo prima, le persone non si conoscevano neanche da porta a porta, per loro la suora era importante solo quando avevano il bambino da mandare a scuola…”.
“Venendo qua il mio entusiasmo si è raddoppiato – continua suor Teresa – proprio perché non era quella realtà che, sotto sotto, temevo; ho visto un’apertura meravigliosa, i bambini poi, così entusiasti, sono stati quelli che mi hanno veramente travolto… Poi le difficoltà sono arrivate, piano piano, una per una… ma, questo non toglie che l’entusiasmo ce l’abbia ancora e posso ringraziare il Signore delle cose che sono state fatte in questi mesi che siamo stati qui. Quello che mi ha colpito di più, che mi entusiasma, è il lavoro che si fa in montagna, lo sento particolarmente, perché quei bambini là, li ho visti davvero trasformarsi sotto i miei occhi. Io vado in montagna durante la settimana e la domenica, anzi aspetto sempre il giorno che devo andare, con molto entusiasmo. Ho notato che, forse per la prima volta, quei bambini sentivano una buona parola”.
Suor Teresa ci parla con entusiasmo dei bambini della montagna, ma anche in paese ci sono molti bambini…
“E’ diverso – continua suor Teresa – quando i bambini vengono da noi, e partecipano al canto, alle scenette, alle passeggiate, vengono spontaneamente, ma non c’è un genitore, o almeno li puoi contare quelli che dicono: “vai dalle suore…”, mentre in montagna trovo tutta una genuinità evangelica che mi entusiasma. Veramente sento che non sono tanto io che do a quei bambini, quanto quello che ricevo da quella gente. Anche entrare nelle loro famiglie, quel poco che hanno lo condividono con te, magari alla loro maniera, maniere forse, che non sono i nostri modi, ma te lo danno con un cuore che è più grande di loro, e questo veramente me li fa amare, me li fa apprezzare, e ringraziare il Signore di essere venuta qua”.
Suor Ginetta insegna nella Scuola Materna, anche lei è a contatto con i bambini. Chiediamo quali sono i rapporti con i bambini e con le loro famiglie.
“Io penso – dice suor Ginetta – che mettendo tutti quei pulmini, anche per i bambini che abitano a due passi dall’asilo, i genitori non si vedono mai. Io l’ho detto a più mamme che sono abituate a troppe cose. Non vengono ad iscrivere il loro bambino se non passa il pulmino a dire che è aperta l’iscrizione. Ma muoviti tu, mamma o genitore, a trovare un posto al tuo bambino! Chi vedi durante l’anno? Se tu non mandi un biglietto a casa, che poi pure si arrabbiano, non vedi nessuno. Io vorrei che i genitori venissero qualche volta, invece… manca un dialogo. Questo dialogo senz’altro verrà col tempo, perché io ho già visto un miglioramento dallo scorso anno a questo”.
Parlando della loro vita a Galatro, ci siamo trovati a parlare della nostra realtà paesana: “Io penso che è la realtà che c’è dappertutto, quelle poche persone che girano intorno, troviamo che sono persone sensibili. Se c’è una cosa che non mi va – continua suor Teresa – è che spesso, lo dico anche alla gente, è inutile stare a dire tanti rosari, fare tante offerte alla Madonna, e poi odiarsi. Questo mi colpisce. Io credo che qualcosa cambi con i giovani, io ho tanta fiducia nei giovani e, penso che Galatro riuscirà ad avere un bel risveglio religioso. Qui sono i bambini che devono venire su con una mentalità diversa… c’è bisogno di tempo, di convinzione, di pazienza”.
La visita agli anziani fa parte anche della missione che stanno vivendo le suore, anche quella è un bell’apostolato. Su questo interviene suor Elena: “Dopo trent’anni che sono in Calabria, non penso di trovare delle difficoltà, anche perché le persone sono molto affabili. Quando vado a visitare gli ammalati, a fare visita alle vecchiette, sono accolta con tanta cordialità e sono contenta di fermarmi a parlare, di fare compagnia. Ora stiamo preparando un lavoro, per andare a fare visita agli ammalati, in modo che, una volta al mese, tutti possiamo incontrarci e eventualmente fare anche la comunione”.
Continuando la nostra conversazione, non potevamo non domandare alle suore: “Cosa si aspettava la gente dalle suore?…”.
“Non so se la gente si aspettava da noi quello che abbiamo fatto – dice suor Teresa – sarebbe anche interessante per noi sapere che cosa la gente si aspettava. Adesso che ci ha visto, che ha visto quello che siamo, quello che abbiamo fatto, con i nostri difetti, le nostre qualità, con i doni che Dio ci ha dato, che cosa si aspettava la gente? Abbiamo sentito qualcuno che diceva: “Ma noi pensavamo che le suore stessero sempre in casa, facessero la scuola di cucito, pulissero la Chiesa…”. Noi siamo qui per portare un messaggio, un messaggio che anche noi abbiamo ricevuto e lo trasmettiamo così, per quello che siamo e per quello che Dio ci ha dato. Se le cose andassero tutte bene, non c’è la mano di Dio, se tu trovi l’appoggio dappertutto, se tutti ti applaudono, ti elogiano, non ci credere, anzi, è un segno che le cose non vanno. Allora, davanti a questo pensiero di fede che ti trasforma interiormente, anche se ti schiaccia, perché ti umilia, possiamo dire: “Questo è il Segno, è il posto dell’obbedienza, qui il Signore lavora”. Se pensiamo in una trasformazione, non la pensiamo tanto per le nostre iniziative, né tanto per quello che noi faremo, ma per quello che Lui farà, proprio attraverso questi contrasti, che, piccoli o grandi, ci aiutano a crescere”.
Da “Il Gruppo”, domenica 14 ottobre 1979