RIPARTIAMO DA CIO’ CHE ABBIAMO DI PIU’ CARO… ANCHE A GALATRO!

Michele Scozzarra e Carmelino Di Matteo

Michele Scozzarra e Carmelino Di Matteo

Nelle scorse settimane ho ripreso, sulla mia pagina facebook, la pubblicazione delle foto di don Gildo nel periodo in cui è stato parroco nella Chiesa della Madonna della Montagna a Galatro. Ho voluto iniziare con una foto che mi ritrae insieme a Carmelino di Matteo, alla scrivania di don Gildo, mentre stiamo scrivendo, direttamente sulla matrice di un ciclostile, un volantino per la campagna referendaria sul divorzio, era il 28 settembre 1974, io ancora non avevo la barba, mentre Carmelino sì…!
Forse oggi, in tanti, non sanno neanche che cos’è un ciclostile, ma quanti ricordi di tante battaglie mi riportano alla memoria questo strumento ormai dimenticato: le matrici scritte in fretta, talvolta senza nessun appunto al quale fare riferimento… la stampa ancora più in fretta, il più delle volte il documento era stampato durante la messa delle 11, per essere pronto al volantinaggio all’uscita della messa. L’odore dell’inchiostro era nell’aria e la stampa appena fatta lasciava, spesso, le mani sporche d’inchiostro, mentre nel nostro intimo, in un ambiente che non sempre ci è stato “amico”, abbiamo spesso provato la sensazione di avere combattuto quella che Paolo di Tarso chiamava la “buona battaglia”.

E qui, veramente, è il caso di dire… “formidabili quegli anni” e suonano vere le parole di don Gildo che queste immagini

Don Gildo Albanese

Don Gildo Albanese

“ci riportano, ad anni straordinari di intenso lavoro pastorale che con impegno e serenità portavamo avanti insieme, pur con le differenze di vedute e di opinioni ma sempre nella carità, per l’evangelizzazione della nostra cara Galatro…”.

 

 

 

E, come commento alla foto che mi ritrae con Carmelino Di Matteo, don Gildo aggiunge:

“Bellissima questa foto. E’ preziosa, custodiscila! Mi ricorda anche il lavoro di comunione che si faceva insieme tra le due Parrocchie (cosa non facile per Galatro a quei tempi). Quanti ricordi e quanto lavoro in quegli anni per evangelizzare e quante umiliazioni a volte sulla piazza quando tra ‘i benpensanti di Galatro’ si aveva il coraggio di testimoniare il proprio amore al Vangelo e alla Chiesa”.

Oggi, non solo a Galatro, una condizione non molto allettante potrebbe attendere la Chiesa, minata secondo una profezia dimenticata di Ratzinger, dalla tentazione di ridurre i preti a “assistenti sociali”:

“Dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali. Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede al centro dell’esperienza. Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la Sinistra e ora con la Destra. Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti”.

Allora, e solo allora, concludeva Ratzinger, vedranno

“quel piccolo gregge di credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per se stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto”.

Chiese a Galatro

Chiese a Galatro

Non possiamo far finta di non vedere come, nel pieno regime nichilista che stiamo vivendo in questi tempi, sembra che con la Chiesa i conti sono ormai chiusi definitivamente, nonostante gli “applausi” a Papa Francesco con i quali, in maniera scientifica, si cerca di cambiare finanche il pensiero (vedi l’intervista di Scalfari il quale, dopo che l’articolo è stato eliminato dall’archivio del Vaticano, ha ammesso che “effettivamente quelle parole Papa Francesco non le ha mai dette, sono stato io che le ho messe come mi è sembrato più opportuno”).
Stiamo andando ben oltre il tempo in cui, come diceva don Giussani in una importante intervista:

“Il sopravvivere delle vecchie forme, attraverso il culto, le feste popolari e la mobilitazione associazionistica cattolica, coprivano una situazione di crisi che però aveva già raggiunto il cuore del cattolicesimo italiano: il cristianesimo non aveva più nulla a che vedere con la vita, con tutte le sue urgenze più significative; con la concezione ed il sentimento del reale, con la necessità di giudicare, di rendersi ragione di tutto quello che arricchisce e fa diventare l’uomo più uomo”.

Così, in una realtà dove l’essenza del fatto cristiano non costituisce più una proposta di vita, per anni ci siamo giocati e abbiamo “combattuto” per andare all’essenziale, richiamare l’essenza del nostro impegno e della nostra fede: cioè:

“l’annuncio di Cristo centro di tutta la vita dell’uomo e della storia, perché Cristo è presente nella Storia dentro il segno della più grande comunità che è la Chiesa”.

Uno spaccato veramente “storico” di come è mutata la Chiesa di Galatro, e di cosa ci siamo sforzati di testimoniare e costruire negli anni, a costo di polemiche e incomprensioni, si può ben vedere nell’articolo di Nunziatina Marazzita, pubblicato sul primo numero de “il Gruppo” del 04 gennaio 1975, che riporto in calce.
Questo articolo si presenta, ancora oggi, come una importante e significativa testimonianza che si colloca, a buon titolo, nella storia della Chiesa di Galatro, e se da una parte evidenzia il lavoro “non facile” fatto in questi anni per la comunione tra le due parrocchie, dall’altro mette in risalto una realtà che, oggi più di prima, richiamando all’essenziale invita a non fermarsi all’apparenza delle cose, spesso fingendo una religiosità di cui non si conosce neanche il vero significato.

Falsa religiosità paesana

Maria Annunziata Marazzita

La prima copertina del giornale "Il Gruppo" edito dal Centro Giovanile di Azione Cattolica nel 1975

La prima copertina del giornale “Il Gruppo” edito dal Centro Giovanile di Azione Cattolica nel 1975

Conversando con persone quasi sempre anziane, si ha una certa reticenza ad un dialogo sincero e leale. Questo il motivo per cui i giovani in genere evitano qualunque discussione al di fuori del proprio gruppo; specie se questo è di ordine religioso. Infatti se si domanda ad una qualunque persona, non tanto giovane: “ma tu sei veramente religiosa?” quella risponderà scandalizzata: “osi dire queste cose proprio a me? Parli tu che in Chiesa ci vieni ben poco? Guarda che io in Chiesa vado sempre, vado (non dice partecipo) a tutte le processioni, faccio tutte le novene e recito sempre il Rosario!”. Alla qual risposta, una persona onesta, veramente religiosa e forse poco tollerante, dovrebbe rispondere: “dovresti andare all’inferno per la tua cattiveria, per la tua condotta tutt’altro che cristiana e per il tuo egoismo ammantato di falsa religiosità”.
Naturalmente parlo non di tutte le persone che frequentano la Chiesa, ma di quelle che pur frequentandola hanno una falsa concezione della Religione.
Basta dire che queste persone soltanto perché il Sacerdote non vuol fare una processione (processione oggi ridotta ad una semplice espressione di folklore paesano e che poi non ha niente a che vedere con l’essere religiosi o meno) dicono che è rivoluzionario e cominciano ad allontanarsi progressivamente dalla Chiesa.
Io vorrei dire a queste persone che se si vuol contestare certe decisioni bisogna contestarle apertamente ed onestamente e giammai dietro le spalle.

l'articolo di Maria Annunziata Marazzita così come compariva sulla prima copertina del giornale "Il Gruppo"

l’articolo di Maria Annunziata Marazzita così come compariva sulla prima copertina del giornale “Il Gruppo”

Comunque ciò che dispiace di più è che a questo falso concetto di religione sono legati inconsciamente anche molti giovani: cosa molto grave perché se si possono non giustificare, ma almeno comprendere le persone di una certa età, vissute in un dato ambiente, ciò è assolutamente inconcepibile per i giovani.
Purtroppo, questo fanatismo religioso porta alcune conseguenze negative: odi, rancori, apparente amicizia sotto cui si nasconde il ricordo amaro di lotte passate ed ancora latenti e quindi assenza di veri sentimenti cristiani. Mi riferisco, com’è noto alla storia delle rivalità fra le due parrocchie (San Nicola e Santa Maria della Montagna). Son cose queste che accadevano ai tempi di Dante (rivalità tra Bianchi e Neri) con la vergognosa constatazione che ci siamo ridotti a paragonare i due Santi a rappresentanti di due diverse fazioni mentre in realtà appartengono ad un unico partito: quello di Dio.
Vorrei però ricordare che Dio è uno ed è lo stesso in tutte le chiese e che la sua parola è una: il Vangelo, alla quale lettura e riflessione vorrei pregare i miei giovani concittadini affinché siano religiosi nel profondo della loro anima, vadano all’essenza e non si fermino all’apparenza delle cose, spesso fingendo una religiosità che non si possiede e di cui non si riconosce il vero significato.

Tratto da “Il Gruppo” del 4 gennaio 1975

RIVANGARE IL PASSATO SERVE DA STIMOLO PER MIGLIORARE IL PRESENTE

di Don Gildo Albanese

Don Gildo Albanese

Don Gildo Albanese

Caro Michele,

hai ripreso la pubblicazione delle foto di quel tempo, ormai lontano, nel quale io, giovane prete alle prime esperienze pastorali e voi giovani alla ricerca di un senso da dare alla vostra vita, abbiamo costruito una storia insieme della quale l’Evento Cristo era il fondamento e grazie a questo abbiamo potuto mettere il nostro entusiasmo giovanile, che non era frutto di un’emotività passeggera o un fuoco di paglia, per trasmettere Colui al quale abbiamo creduto e riproporlo al nostro paese con una storia, non sempre facile, anzi irta di difficoltà, ma semplice ed entusiasmante.
Le foto parlano della semplicità e della povertà dei mezzi che avevamo a disposizione per annunziare Gesù Cristo e nel contempo del nostro ardore interiore! Abbiamo operato perché abbiamo creduto e per questo è rimasto dentro il nostro cuore la “Memoria” che appartiene non più a noi soli a tutti coloro che di questa “Memoria” hanno fatto il fondamento della loro vita. Non vorrei, Michele, che attraverso le pubblicazioni di queste foto fossimo “laudatores temporis acti” ma la pubblicazione abbia un significato di esemplarità e di stimolo perché ci sia oggi chi sappia fare meglio di noi perché anche oggi è tempo di Cristo!
Proprio ieri il Papa, parlando ai preti di Roma, ha invitato le comunità ad essere luoghi di misericordia dove i pastori non siano “asettici” e costruiti “in laboratorio” ma siano protagonisti del dono dell’amore. Questo non vale solo per noi preti che dobbiamo metterci il cuore nell’evangelizzare ma anche per voi cristiani laici perché insieme si possa edificare una chiesa che sia come “un ospedale da campo” perché “c’è bisogno di curare le ferite, tante ferite! Tante ferite! C’è tanta gente ferita, dai problemi materiali, dagli scandali, dalle illusioni del mondo, per questo dobbiamo essere vicini”.
Nel nostro piccolo, allora ci siamo sforzati, continuiamo a farlo stavolta non più da giovani ma da adulti con tanta esperienza in più.
Un caro saluto.

Don Gildo

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