SAN ROCCO DI MONTPELLIER… A GALATRO
L’ultima domenica di settembre, dopo aver molto camminato sulle strade di Francia e d’Italia, Rocco di Montpellier continua a camminare per le vie della nostra Galatro… cammina col suo bastone, con la sua gamba piagata e con il fedele cane al fianco, nascondendo sotto quel mantello da pellegrino la sua nobile origine e la sua grande umiltà.
Rocco nacque a Montpellier, nella Linguadoca francese, tra il 1345 e il 1350 e, per quanto assurdo possa sembrare, a fronte della sua estrema popolarità, poche sono le notizie documentate della sua vita, al punto che, da tanti, è messa in dubbio finanche la sua esistenza. In Calabria il culto di Rocco pare sia giunto quando una nobildonna di Montpellier, verso la fine del ‘700, si trasferì ad Acquaro di Cosoleto: questa ha chiesto agli artigiani locali di realizzare una statua del suo illustre conterraneo, i quali la realizzarono, prendendo a modello le fattezze ed i tratti fisionomici dei briganti che, all’epoca, infestavano la zona.
Ma… quante chiese vi sono, sparse per il mondo, a testimonianza, non solo della sua esistenza ma anche di quanto Rocco di Montpellier ha camminato per le strade più impensabili… infatti, i devoti di Rocco sono proprio tanti, sembra che sia il primo nel mondo, per devozione popolare, ad avere intestate chiese, paesi, cappelle, confraternite… più di Francesco d’Assisi e Antonio da Padova! E anche se è così, è certo che i due più grandi “confratelli” non se ne avranno a male, perché anche Rocco è un francescano: uno di quei meravigliosi terziari che nello splendore del Medioevo fondavano ospedali, curavano gli appestati ed i lebbrosi, insomma brillavano di tutte le più eroiche virtù cristiane e… facevano anche i miracoli!
Già miracoli… Rocco iniziò a fare “miracoli” a vent’anni, quando barattò le sue ricche vesti con la povera “divisa” del pellegrino: mantello con la conchiglia, bastone e una zucca vuota per borraccia… A Montpellier, sicuramente, gli avranno dato del matto: e, come non definire “matto” uno che da tutto quello che ha ai poveri, e si mette in viaggio senza un soldo… uno che poteva fare la bella vita, andare all’università di Montpellier, città di grande fervore culturale, in particolare nel campo della medicina e del diritto, centro cosmopolita per lo studio molto libero delle opere anche degli studiosi ebrei, arabi e della “scuola medica” di Salerno.
A Montpellier non c’è solo una grande università c’è anche un convento francescano, e… come scorrendo un copione già visto, è successo a Rocco quello che già era successo a Francesco e a tanti altri: di fronte alle prospettive di una vita bella e ricca, si è invece innamorato di “madonna povertà”, dell’ideale francescano, dell’umile militanza terziaria… e proprio per questo seguire “madonna povertà”, troviamo Rocco in viaggio verso Roma, con tanti altri pellegrini; ma, proprio mentre era in viaggio verso Roma la sua grande carità lo porta a deviare sul lazzaretto di Acquapendente, nel Lazio, dove cura gli appestati con tanto amore che Iddio gli concede la grazia di guarirli prodigiosamente…
Già… la peste: un flagello, dal latino “peius”, ovvero la peggiore malattia. Rocco li ha guariti tutti dalla peste e, da questo momento inizia la sua fama che durerà nei secoli. Rocco arriverà a Roma, si recherà ad Assisi, sulla tomba di Francesco, poi torna a Nord ed a Piacenza si ammala: gli tocca quella piaga alla gamba. Rocco guarisce gli altri ma non se stesso… Ricorda la storia di “Qualcun Altro” che ha salvato gli altri, ma non è riuscito ad evitare la croce per se stesso…
E qui la storia si complica: i francesi sostengono che Rocco è tornato in patria, a Montpellier, dove viene scambiato per un malfattore, viene gettato in carcere dove gli si fa compagno solo un cane, che gli sta vicino, gli lecca la ferita e gli procura il pane fino al giorno della morte avvenuta il 16 agosto di un anno tra il 1376 e il 1379. Solo dopo la morte si scopre chi era.
Gli italiani, o almeno alcuni italiani, invece, sostengono che tutto questo è avvenuto ad Angera che, guarda caso fa rima con Voghera, dove è documentato il più antico culto di Rocco di Montpellier e in quella chiesa a Lui dedicata, anticamente c’era un ospedale e, fino al 1485 ne fu conservato il corpo, fino a quando i veneziani lo rubarono, lasciando per ricordo un braccio che c’è ancora oggi.
Che dire… a me piace pensare che Rocco di Montpellier sia morto proprio nella nostra terra, e che ancora non ha abbandonato le nostre vie, anzi qui continua ancora, in umiltà e quasi anonimato, com’è nel suo stile, a camminare per le nostre strade a darci una mano per debellare quelle, tante e svariate, “nuove pesti” che infestano la nostra realtà quotidiana.
Questo articolo è stato pubblicato a fine settembre del 2008, quando a Galatro, la festa di San Rocco veniva celebrata l’ultima domenica di settembre.