SULLA MORTE DELL’AMICO GAUDIOSO TRIMBOLI
Ci sono momenti in cui, quasi per contrasto, proprio quando la parola ci viene maggiormente richiesta e reclamata, nello stesso momento ci sentiamo impreparati, vorremmo quasi che la durezza dello scrivere, in momenti come questo, si allontanasse dalle nostre spalle.
Sono ore in cui il silenzio e la pagina bianca ci appaiono più adatti alla vastità dell’evento, quale è la morte di una persona buona che per tutta la sofferenza da cui è stata preceduta, si presenta come un momento umile ed insieme regale, abbaccinante di resurrezione e di vita. Molte, certamente, sono le emozioni che si combattono dentro di noi in questo momento, dentro tutti quelli che hanno, spesso, pregato per chiedere il miracolo della guarigione per Gaudioso.
Tutti noi che gli abbiamo voluto bene non possiamo non ricordarlo come una “presenza amica”, che è stata fra di noi con quel suo continuo sorriso, con quella pace interiore con la quale ha vissuto il calvario della sua malattia: segno visibile dell’appartenenza a Colui che ci ha fatti, fino ad accettare dalla mani di Dio quella sofferenza, che solo in quella luce può penetrare il mistero di una morte come questa.
Infatti, senza quella fede che ha alimentato ogni istante la vita di Gaudioso, il suo dolore e la sua morte resterebbero inspiegabili, così come sembrerebbe inspiegabile il modo come Dio lo ha chiamato a sè.
Di fronte alla sofferenza ed all’accettazione della Croce che gli è stato chiesto di portare, per tanti di noi, è come risvegliarci dal sonno, come davanti ad un segnale eccezionale: nel fondo del nostro dolore, non possiamo non domandarci perché Dio lo ha voluto a sè, facendogli abbandonare Maria, Domenico, Felice, Letizia, Francesca, l’anziana madre, i familiari e tutte le persone che gli hanno voluto sempre bene e che in questo momento si sentono smarriti…
Perché Dio lo ha richiamato a se, dopo averlo lasciato sulla terra così poco tempo… Perché?… Domanda del tutto simile a quella che facciamo ogni volta che un uomo muore inaspettatamente, prematuramente… secondo il giudizio degli uomini. E rimaniamo con questa domanda… non sappiamo che cosa il Signore Iddio ci ha voluto far capire attraverso la morte di Gaudioso, se non che ancora più vicino ci è divenuto con la sua immatura morte, proprio perché, con le sofferenze a cui il Signore lo ha sottoposto, Gaudioso ci ha testimoniato come la verità della vita e della persona è che essa appartiene ad un Altro: è fatta di un Altro, respira e vive di un Altro, e proprio in questo preciso istante, proviene ed è diretta nella mani di un Altro.
Questa verità di fede, che Gaudioso ha sempre testimoniato in tutta la sua vita, non ci toglie certamente il sentimento di un immenso dolore umano, pur nella consapevolezza che la morte per noi cristiani è il passo definitivo dell’appartenenza a Colui che ci ha creati.
Non so come Gaudioso, in vita, avrebbe commentato questi miei umili ed inadeguati pensieri… di solito discutevamo spesso delle cose che scrivevo e voglio sperare che non gli spiacerà neanche questo piccolo pensiero che gli sto rivolgendo: non gli spiacerà, se questo servirà a far riconoscere come buono e vero ciò che Dio chiede a ciascuno di noi, anche quando si tratta del sacrificio di sè. Anche se il dolore per Sua perdita continua: continua prima di tutto dentro la preghiera, per lui e per la sua famiglia, che sicuramente non si rassegnerà facilmente a questa inspiegabile morte, ma la potrà accettare all’interno di un disegno di Dio più grande dei nostri desideri e del nostro amore. Il dolore continua ancora nell’umile riconoscimento della nostra nullità, della nostra fragilità, del nostro doverci e poterci riconoscere solo nel disegno del Padre e questo tanto più, quanto quel disegno sembra superarci ed essere duro da accettare ed inverare.
Ma solo accettando questo misterioso disegno si può continuare a ricordare ed abbracciare l’amico che non si dimenticherà facilmente.
Ciao Gaudioso…
2/12/2007
Commneto di Don Gildo:
Caro Michele ho letto la tua riflessione-meditazione su Gaudioso a distanza di alcuni anno dal sua morte. Certe memorie fanno bene per non dimenticare persone vissute nel silenzio ma la cui opera di edificazione della società e della comunità ecclesiale è stata veramente efficace lasciandone il segno. Mi porti ad andare con la memoria a quegli anni belli nei quali la sua presenza nella comunità per me era importante. Ricordo spesso nella preghiera, soprattutto con la celebrazione della S. Messa in loro suffragio tutti i miei collaboratori defunti come segno di gratitudine per il loro servizio ecclesiale. Grazie